Deroghe possibili previa autorizzazione del Ministero. Ammesse nuove varietà e lo Chardonnay ed il Syrah in purezza. Il provedimento diventerà esecutivo tra 60 giorni, salvo opposizioni
(L'assessore regionale siciliano all'agricoltura, Sara Barresi)
La Doc Sicilia come il Chianti Classico. O, se preferite, come Bordeaux. Almeno per un motivo: lo stop all'imbottigliamento fuori dalla zona di produzione del vino a marchio, fatte salve le possibili deroghe, come vedremo. È una delle novità del nuovo disciplinare della principale Doc siciliana da oggi in Gazzetta Ufficiale.
Primo sì del ministero, sessanta giorni di tempo per le possibili osservazioni e poi il via libera provvisorio in attesa del pronunciamento definitivo di Bruxelles, altri sei mesi di attesa il tempo stimato. Ma intanto già con la vendemmia 2015 potrebbero partire le modifiche, tutte sostanziali. Il nuovo disciplinare è contenuto in ben 44 pagine e c'è voluto un anno di lavoro fitto fitto per arrivare al traguardo di oggi perchè per molti quello di oggi è già un traguardo.
Non solo lo stop all'imbottigliamento fuori dalla Sicilia. Ma anche tanto altro: introduzione di nuove varietà di uve, introduzione della tipologia Superiore e Riserva (quest'ultima era prevista solo per i rossi). E ancora: possibilità di produrre spumanti, passiti e vini da vendemmia tardiva a marchio Doc Sicilia. Per la più importante denominazione di origine controllata e il relativo consorzio presieduto da Antonio Rallo, spuntano nuovi paletti ma soprattutto grandi opportunità che contribuiranno a dare una forte spinta al valore del vino, al suo brand e al suo territorio.
Ecco le principali novità.
Stop all'imbottigliamento dell'Isola. È tra le novità più importanti del nuovo disciplinare. Vuol dire che chiunque vorrà imbottigliare vino a marchio Doc Sicilia fuori dall'Isola, lo potrà fare, ma solo chiedendo una autorizzazione al ministero con adeguata motivazione e la deroga dovrà essere rinnovata di anno in anno. Così se oggi ad essere disciplinata erano la vinificazione, l'affinamento e l'invecchiamento (con la Riserva) adesso anche l'imbottigliamento dovrà sottostare a regole ben precise. Tutto questo vuol dire un controllo totale della filiera da parte del Consorzio, un modo per evitare facili speculazioni e soprattutto la via migliore per rafforzare il valore del brand. Tanto che l'assessorato regionale dell'Agricoltura in una nota spiega che il nuovo disciplinare potrà far “ridurre la quantità di vino sfuso venduto oltre Stretto e indurre le aziende interessate ad imbottigliare vino Doc Sicilia ad investire nell'Isola in nuovi impianti o a stringere accordi commerciali con aziende già esistenti determinando una notevole ricaduta in termini di incremento di valore economico sul territorio”. Nel 2014 sono stati prodotti circa 230 mila ettolitri di vino a marchio Doc Sicilia. Di questi il 24 per cento è stato imbottigliato fuori dall'Isola. È molto probabile che queste aziende non siciliane continuino comunque ad attingere al vino Doc Sicilia ma dovranno chiedere le autorizzazioni. E chiunque vorrà cominciare a farlo dovrà presentarsi in modo trasparente e con tutti i requisiti richiesti. Tutto questo a fronte di una produzione crescente: nel 2015 gli ettolitri complessivi di vino Doc Sicilia potrebbero arrivare a quota 300 mila ettolitri, più 30 per cento sul 2014.
I nuovi vitigni. Altra modifica importante è l'ammissione nel nuovo disciplinare di altre varietà di uve. A partire per i vini bianchi e rossi con l’aggiunta dello Chardonnay e del Syrah tra le varietà presenti da sole (in purezza dunque) o congiuntamente per almeno il 50 per cento. Che è come dire che sia lo Chardonnay che il Syrah ormai sono considerati di fatto come una sorta di vitigni “siciliani” a tutti gli effetti, in forza anche di una diffusione significativa. Le due varietà di uve da sole sommano qualcosa come undicimila ettari, circa il dieci per cento del vigneto Sicilia. Ma non è finita. Perchè il nuovo disciplinare ammette anche altre varietà come lo Zibibbo, il Vermentino, il Petit Verdot, il Sangiovese e il Moscato Bianco. Tutti vitigni che in qualche misura rappresentano l'ampiezza della possibile offerta vitivinicola dell'Isola.
Nuove tipologie. Altre categorie di vino potranno fregiarsi del marchio Doc Sicilia. Gli spumanti, ad esempio, sia quelli ottenuti col metodo classico (rifermentazione in bottiglia), sia quelli ottenuti col metodo charmat. E non solo: previsti anche i passiti e i vini ottenute da vendemmie tardive. Poi prevista anche il Doc Sicilia Superiore e per ottenerlo bisognerà rispettare parametri ben precisi nel rapporto tra produzione di quintali di uva per ettaro e produzione di ettolitri di vino per ettolitri.
Misure di regolamentazione del mercato. Per alcuni addetti ai lavori è sicuramente la norma più importante e forse quella che farà discutere di più. Con questa novità il consorzio potrà attivare iniziative sul mercato che serviranno a riequilibrare la domanda di vino con l'offerta. Una misura tra l'altro già utilizzata in Italia dai consorzi più attivi sui mercati. Per fare un esempio è possibile immaginare l'obbligo per le cantine di stoccare il vino nei momenti in cui l'offerta tende a prevalere di molto sulla domanda. In questo caso dosare l'offerta potrà evitare il crollo dei prezzi e quindi, in buona sostanza, tutelare il valore medio che invece, ci si augura, potrà crescere, magari di poco, ma in modo costante. Si ricorda per esempio quello che nei decenni accade in Champagne, terroir spesso preso a modello dove il valore medio del vino è cresciuto in media dello 0,2 per cento all'anno. Crescita lieve ma costante, quella che ci si augura in tante zone del vino del mondo.
La soddisfazione dell'assessore. La pubblicazione in Gazzetta del nuovo discipilinare fa esultare l'assessore siciliano dell'Agricoltura Rosaria Barresi: “Sono molto orgogliosa dei progressi che registra il settore vitivinicolo. Già da qualche anno, e nella veste di dirigente generale dell'assessorato, ho sostenuto la necessità di sostenere un rafforzamento della cultura d'impresa nel settore consapevole che, grazie alla buona qualità dei nostri vini, i produttori capaci di investire e di innovare, avrebbero trovato riconoscimento, meriti e mercati per i loro prodotti”.
C.d.G.