Lo abbiamo fatto per l'Etna Doc (leggi qui). Lo facciamo per il Cerasuolo di Vittoria Docg, per l'appunto l'unica denominazione di origine controllata e garantita che c'è in Sicilia.
E già questo dovrebbe conferire a questo vino e al suo territorio quell'allure necessaria al rango di vino che si permette la certificazione più restrittiva che ci sia. Ma siamo davvero convinti che il Cerasuolo di Vittoria goda di cotanto prestigio? E soprattutto di quel fascino che meriterebbe? Oppure è un territorio che è ancora alla ricerca di una identità ben definita? Anche in questo caso noi abbiamo qualche domanda da porre in attesa di una risposta. Probabilmente per avere un responso ai nostri quesiti ci vorrà del tempo. Ma forse, nelle more, è giusto porsi qualche dubbio.
1 – IL NUMERO DEI PRODUTTORI E' TROPPO BASSO?
Il Cerasuolo di Vittoria è la denominazione che più ha sfruttato l'onda lunga del rinascimento enologico siciliano. Non è un caso che la Docg sia stata ottenuta poco più di una decina di anni fa, in piena onda di crescita. Ci saremmo aspettati una piccola rivoluzione nel territorio, in tanti pronti a scommettere su vigneti e cantine. Dodici anni dopo il numero dei produttori ha subito piccoli incrementi. Niente di più numericamente parlando. Quelli iscritti al consorzio di tutela sono una trentina in tutto. È mancato l'effetto Cerasuolo sulla volontà dei privati, imprenditori e non. La fortuna di un terroir è determinata anche dal numero degli attori in campo. C'è ancora tempo per crescere?
2 – LA VERGOGNA DEI RIFIUTI SI RIUSCIRA' A RISOLVERE?
E' il male comune della Sicilia. C'è pure chi se n'è lamentato pubblicamente. Attraversare certe strade di campagna nel ragusano e delle province limitrofe significa assistere a spettacoli impietosi di abbandono e degrado. Qui dovrebbe intervenire la politica, le istituzioni del territorio, il senso civile della gente. Bisogna insistere, denunciare e non assuefarsi.
3- TROPPE DIFFERENZE NELLA BEVA?
Qualche esperto ci ha fatto notare che le differenze tra un Cerasuolo di Vittoria e un altro sono abissali. È un fatto di uva? Di vinificazione? Di altro ancora? Anche qui c'è la forte necessità di dare un possibile e riconoscibile stile a questo rosso siciliano. C'è un modo?
4 – QUANTO E' CONOSCIUTO ALL'ESTERO?
A ripensarci forse la Docg avrebbe dovuto avere un nome geografico più di impatto. Perché parlare di Cerasuolo di Vittoria all'estero non sarà facilissimo. Pensiamo anche al fatto che la Docg non è una certificazione riconosciuta e conosciuta in molte parti del mondo. Passi per la Sicilia che gode di una certa fama. Ma per il resto è dura. Cosa si può fare per dare più riconoscibilità oltre i confini nazionali e soprattutto europei?
5 – PERCHE' MANCA UN EVENTO CHE METTA INSIEME TUTTI I PRODUTTORI?
Se lo chiedono in tanti. Sull'Etna, un evento come Contrade voluto da un produttore del territorio, è servito a sdoganare il territorio ed ogni anno è una manifestazione che ha il suo fascino e richiama migliaia di persone. Il Cerasuolo di Vittoria non è riuscito a fare altrettanto. Ed è un peccato. Queste manifestazioni hanno molteplici vantaggi: fortificano l'identità, inorgogliscono i vignaioli, sono buone occasioni di promozione che nascono dal basso. E tanto altro. Ed allora perché non provare a fare qualcosa di simile? Quali i timori o le difficoltà?
6 – UN PO' DI CLAMORE IN PIU' PER L'USCITA DELLE NUOVE ANNATE?
Qui ci si collega alla domanda precedente. Il Cerasuolo di Vittoria, in base al disciplinare, ha due date importanti. Il primo giugno di ogni anno può essere messo in commercio il Cerasuolo di Vittoria prodotto con la vendemmia dell'anno precedente. La versione “classico” della stessa annata può essere messa in commercio dal primo marzo dell'anno successivo. Sono due date importanti. Andrebbero collegate a un evento, una dichiarazione, qualcosa che ce lo ricordi. Stiamo parlando di una Docg. Invece nulla. Anzi, ci sembra che per i produttori sia più importante andare avanti in ordine sparso. È più fico.
7 – MA VALE DI PIU' IL CONSORZIO O IL NOME DELL'AZIENDA?
È una domanda che fa capolino spesso. Il Cerasuolo di Vittoria è rappresentato meglio dal consorzio o dai brand. Al momento diremmo dai secondi. Il consorzio, presieduto da Massimo Maggio, non ha avuto vita facile. Ora ha l'erga omnes e potrà fare di più. Ma dovrebbe fare molto molto di più. E qualche produttore spendersi meglio per il territorio. Pensate che per la fascetta applicata ad ogni bottiglia (passaggio necessario previsto dal disciplinare) il consorzio chiede due centesimi. Ovvero il costo tecnico della fascetta. Sicché al consorzio non resta nulla. Forse se si vuol fare qualcosa bisogna mettere mani a questi aspetti. Come fanno molte altre denominazioni nel resto d'Italia. L'unica cosa che funziona è la sinergia con l'associazione Strada del Vino presieduta da Arianna Occhipinti che sta lavorando bene e porta frutti a tutto il territorio.
8 – LA SEGNALETICA E' SUFFICIENTE?
Decisamente no. Non esistono o quasi cartelli stradali che ti indicano qualcosa sul territorio che attraversi. Niente informazioni. Un vero peccato per tutti i turisti che giungono in questa zona della Sicilia. È una pecca di tutta l'Isola. Ma il mal comune non è mezzo gaudio.
9 – I NUMERI SPINGONO ALL'OTTIMISMO?
A leggere i numeri, tuttavia, c'è da sperare. La Docg si estende su tre province, 300 gli ettari rivendicati. E quest'anno la produzione si attesterà su un milione di bottiglie. Un record. Per molti anni il totale delle bottiglie targate Docg è rimasto fermo. Qualcosa si muove. Ma soprattutto cresce il valore medio del venduto franco cantina: sei euro. Non tantissimo, per carità. Ma già va molto meglio. Si può fare di più?
10 – PERCHE' NON APPLICARSI SULLA LONGEVITA'?
Un grande terroir è determinato anche dalla longevità dei vini che produce. Sul Cerasuolo di Vittoria, secondo noi, tranne casi molto sporadici, nessuno ci ha messo la testa come si deve. Tutti contenti così? Probabile. Spesso in Sicilia ci si accontenta di poco. Eppure il Cerasuolo meriterebbe più attenzione anche in questa direzione. Conosciamo le obiezioni. La presenza del Frappato nell'uvaggio non incoraggia sfide al tempo. Siamo convinti che si può studiare. Cari produttori, provateci.
F. C.