di Emanuele Scarci
“La nostra istanza l’abbiamo inviata ben prima della scadenza, esattamente il 13 agosto, ma, sarà il clima vacanziero al ministero, è finita nell’ufficio sbagliato.
Si sono accorti dell’errore soltanto su mio sollecito, lo scorso 5 novembre. Per ora siamo rimasti esclusi dal decreto sulla promozione”. Così ricostruisce Riccardo Binda, direttore del Consorzio di Bolgheri, l’incredibile errore degli uffici del ministero dell’Agricoltura che ha pubblicato la graduatoria dei 47 consorzi di tutela che riceveranno 12,6 milioni di euro dei 25 stanziati dal decreto numero 302355 dello scorso 7 luglio (cosiddetto decreto Centinaio) per il perseguimento di interventi volti a sostenere la filiera vitivinicola mediante azioni di promozione e formazione in Italia.
Promossi e bocciati
Il decreto è stato pubblicato il 7 luglio, con il termine della presentazione dei progetti entro il 9 settembre scorso. In dettaglio, i primi classificati nella graduatoria ministeriali hanno ottenuto un punteggio di 87 (Chianti Classico, Vesuvio e Sannio) e l’ultimo 60 (Asolo Montello). Il Chianti classico otterrà 431 mila euro su un progetto di 538 mila, il Prosecco Docg 499 mila su 555 mila, i vini Doc Sicilia 483 mila su 555 mila. Fino ai 62 mila euro su 183 mila dei Colli di Parma. Dal bando sono rimasti esclusi 16 consorzi, con progetti ritenuti “non ammissibili”, tra cui nomi eccellenti come Barolo Barbaresco, Etna, Franciacorta e Soave. Secondo fonti ministeriali, diversi progetti erano scritti male, persino con proposte da realizzarsi all’estero.
Non abbiamo capito
“Il nostro progetto era curato nei dettagli – si lamenta Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio dell’Etna -, ma lo hanno ritenuto non ammissibile. Siamo rimasti senza parole, non ne comprendiamo le motivazioni. Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) abbiamo inviato una Pec al ministero chiedendo spiegazioni. Vedremo”. Stesse riflessioni in casa Barolo Barbaresco. Hanno chiesto chiarimenti, anche se hanno la ciambella di salvataggio delle risorse del Psr. Dal suo canto, Binda spera che “ci sia un secondo decreto, perché noi abbiamo rispettato tempi e modalità. L’errore non è nostro. Nel progetto presentato è compreso la nostra Anteprima di settembre, visite di formazione e informazione sul territorio e innovazione digitale”.