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Scenari

Dalla Valle d’Aosta all’Etna, Federico Curtaz nuovo enologo di Tenute Paratore

22 Giugno 2020
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L’enologo valdostano Federico Curtaz diventa enologo dell’azienda siciliana Tenute Paratore per i vini che saranno prodotti sull’Etna.

Curtaz vive la vigna e il vino con passione e professionalità. Dopo aver lavorato per quindici anni con Angelo Gaja, riscuotendo i massimi riconoscimenti per i suoi vini, ha avviato da diversi anni l’attività di libero professionista diventando il punto di riferimento per le produzioni di nicchia in contesti produttivi di eccellenza. Un ingresso salutato con grande soddisfazione dalla famiglia Lombardo Paratore di Villalonga. “Attualmente disponiamo di vigneti in diverse contrade – dichiara Colombo Marco Lombardo Paratore di Villalonga, contiamo di completare in breve tempo il nostro progetto viticolo valorizzando sempre più le varietà tradizionali dell’Etna (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto) ed esplorando nuove zone nei differenti versanti del Vulcano. La competenza e la professionalità di Curtaz ci consentiranno sempre di più di produrre vini espressione di questo contesto montano straordinario e sarà un ulteriore stimolo a interpretare al meglio la vocazione di questo terroir. Curtaz è un grande conoscitore dell’Etna e la sua esperienza ci aiuterà a valorizzare l’impegno produttivo dedicato in vigna, ottenendo vini che sappiano esprimere sempre di più e al meglio gli elementi peculiari dell’Etna”.

(Federico Curtaz)

 

A Randazzo, in provincia di Catania, la famiglia Lombardo di Villalonga, è da sempre associata all’idea del buon vino. Tra le nere trame d’antiche lave, in mezzo ai castagni all’interno della pregiata area Doc dell’Etna, in una tra le zone più ricche di storia della Sicilia Orientale, tra Randazzo e Bronte si estende l’Azienda Agricola Vitivinicola “Tenute Paratore” della famiglia Lombardo di Villalonga. In questi luoghi i profumi, la luce e i colori assumono un aspetto davvero particolare. Nel solco della tradizione portata avanti negli anni dai predecessori, questa storica azienda rivive oggi trasformata dai Lombardo in una moderna impresa vitivinicola. A Montelaguardia, un piccolo borgo di case rurali a 750 metri sul livello del mare, alle porte della cittadina medievale di Randazzo. Qui in piena Doc Etna, la famiglia Lombardo di Villalonga spinta da grande attaccamento e amore per la propria terra, si dedica alla coltivazione di vitigni autoctoni come il Nerello Mascalese il Nerello Cappuccio, il Carricante e il Catarratto con l’obiettivo unico di giungere con grande passione e dedizione alla massima espressione dei propri vini. “Isola del fuoco”, cosi Dante definì la Sicilia per la presenza dell’Etna. “A Muntagna”, come confidenzialmente viene chiamato il vulcano, è parte integrante del modo di pensare e di fare di questi siciliani, che come la famiglia Lombardo vivono alle sue falde; queste genti, con un certo timore reverenziale, coscienti del rischio in cui incorrono, hanno strappato nei millenni con caparbietà e coraggio, lembi di terra alle aride distese di lava. La gente di questi luoghi si è cosi ritagliata aree caratterizzate da una forte personalità paesaggistica, culturale ed essenzialmente produttiva. Grazie proprio alle caratteristiche specifiche del clima e alla fecondità dei terreni che caratterizzano la zona in cui si estende le “Tenute Paratore”, le uve raggiungono una piena maturazione per la quale è possibile ottenere vini corposi, robusti e ricchi di armonia. Un alto livello di qualità derivato dall’esperienza e dalla conoscenza delle potenzialità produttive possedute dai terreni lavici in qui vengono coltivate le vigne.

“La Sicilia del vino è arrivata tardi nella mia vita ero troppo distratto dalle mille cose che offre la Sicilia al viaggiatore – dice Curtaz – E mi ha sorpreso. I marsala antichi, il Nero d’Avola straordinariamente affini ai caratteri dei barbera che mi ha educato al sapore del vino, la profondità orientale del Nerello e l’austerità del Carricante, vitigni e luoghi dalla personalità . È stata l’opportunità di poter interpretare un territorio con il tessuto dell’esperienza che ho elaborato in tutti questi anni di lavoro, una rilettura personale di un grande lavoro fatto da chi mi ha preceduto“.

C.d.G.