Crollo del 36% delle esportazioni di vino Made in Italy in Gran Bretagna per effetto degli ostacoli burocratici e amministrativi che frenano gli scambi commerciali dopo la Brexit.
E’ quanto emerge dall’analisi del Centro Studi Divulga, sulla base dei dati Istat relativi al primo mese del 2021 dopo l’uscita dall’Unione Europea. Un Paese che con 3,7 miliardi di import tra vini e spumanti, resta il terzo mercato di sbocco dopo Stati Uniti e Germania, con spedizioni che però hanno raggiunto quest’anno il minimo del decennio. I dodici nuovi vincoli obbligatori solo per esportare il vino nel Regno Unito, precisa il Centro Studi, si rifletteranno su un business finora particolarmente ricco e sono solo la punta dell’iceberg di una overdose di burocrazia con la quale le imprese dovranno fare i conti. Si parte dall’etichettatura che fino al 30 settembre 2022 non prevede modifiche, ma dopo occorrerà indicare nome e indirizzo dell’importatore o imbottigliatore che opera nel Regno Unito; per il vino biologico nel 2022 scatta un certificato di ispezione. Novità poi sugli imballaggi, con un nuovo codice, informazioni che scoraggiano l’uso di alcol, registrazione su Banca dati Rex, il sistema degli esportatori registrati, per spedizioni di oltre 6 mila euro e infine un nuovo regime tariffario. Nel Regno Unito, conclude Divulga, sono state inviate etichette Made in Italy nel 2020 per 714 milioni di euro, di cui 324 milioni di spumanti.
Alessia Davì