Come si adattano i vignaioli italiani al cambiamento climatico? Quali sono le problematiche più frequenti che hanno riscontrato durante l’ultima vendemmia? Un’inchiesta giornalistica, pubblicata sotto forma di guida per l’edizione 2025 dei “Migliori 100 vini e Vignaioli d’Italia” del Corriere della Sera. Una guida scritta da Luciano Ferraro, vicedirettore del giornale di via Solferino insieme a James Suckling con un intervento di Federico Rampini. E a Taormina Gourmet on Tour a Palermo si scoprono cinque dei vini più buoni, raccontati proprio da Luciano Ferraro insieme al winewriter di Cronache di Gusto, Federico Latteri. Sono il Trentodoc Riserva Lunelli Ferrari 2016, il Brunello di Montalcino Le Potazzine 2020, il Brunello di Montalcino Belpoggio 2019, il Brunello di Montalcino Casanova dei Neri di Giovanni Neri 2019 e l’Oreno tenuta Sette Ponti 2022.
“Abbiamo inviato alle aziende un questionario – racconta Ferraro – e abbiamo chiesto le soluzioni che impiegano per mitigare il cambiamento climatico. Ne viene fuori un’inchiesta giornalistica che racconta come i vigneti si spostino più in alto e come le tecniche in vigna più stringenti riguardino il metodo di potatura, gli innesti, le scelte tecniche che si affiancano ad azioni più verdi. Bisogna così investire sulla sostenibilità in tutte le sue forme”.
Si parte da un metodo classico che viene dal Nord Italia, uno Chardonnay del Trentino, quello della famiglia Lunelli, azienda storica della spumantistica italiana e mondiale. Si passa poi al Brunello di Montalcino Le Potazzine del 2020, un vigneto a 500 metri di altitudine in un’annata definita da Ferraro con tre aggettivi: accattivante, brillante e succulenta. Il cambiamento climatico svolta quei terreni che venivano considerati quasi limitrofi al Brunello e che ora diventano un punto di riferimento della zona. Le aziende oltre i 500 metri sono attualmente cinque.
E ancora il Brunello Belpoggio di Castelnuovo dell’Abate, stavolta a 400 metri sul livello del mare. Si passa poi all’annata 2019, il Brunello di Montalcino di Giovanni Neri, uno dei vini che James Suckling premia con un punteggio di 100/100. E infine l’Oreno di Tenuta Sette Ponti 2022, una famiglia che non ha una tradizione vinicola storica e che arriva dal mondo della moda. Ma Antonio Moretti, insieme ai figli Alberto e Amedeo, sono l’esempio di come comunque si possa puntare all’eccellenza. Una ricerca continua dell’Oreno con la formula cambiata e corretta negli anni in base al gusto e anche al cambiamento climatico. Oggi è 50% Merlot, 40% Cabernet Sauvignon e 10% Petit Verdot.