In un periodo di birramania, in generale il cosumuo pro capite non supera quello del vino.
Il dato lo dà Assobirra, che riunisce i birrifici industriali del settore, e si riferisce al primo semestre del 2013. L'andamento non roseo delle vendite è da attribuire in parte alla crisi che ha frenato la richiesta di birra principalmente fuori casa, di fatto facendo aumentare il consumo tra le mura domestiche. L'anno nero per le vendite di birra nei locali è comunque stato il 2012.
L'Italia, considerando il resto d'Europa, è il Paese dove si beve da 3 a 5 volte meno rispetto a nazioni come il Regno Unito o la Germania. Si bevono a testa 29,5 litri l'anno contro i 37-38 di vino (come indicato nell'ultimo rapporto Oiv). Il consumo pro capite però è calato negli ultimi anni un po' in tutto il Vecchio Continente. A risentire del trend negativo sono state di più la Svizzera e la Norvegia. I litri bevuti in media nel 2012 sono scesi a 71,5, il 4,2% in meno rispetto al precedente anno.
Nella Penisola, ad evere frenato i consumi nella stagione estiva, su cui i produttori avevano puntato tutte le loro aspettative, è stato anche il clima. Con il caldo e l'umidità gli italiani si sono orientati su altre bevande per dissetarsi. A quanto pare sarebbe il clima secco, con temperatura tra i 22 a i 30 gradi, a favorire il desiderio di birra.
La buona notizia, come il resto della produzione agroalimentare nazionale, viene dall'export. E' infatti cresciuto in questo primo semestre del 2,7%. Usa e Regno Unito i principali mercati. Ben 2 i milioni di ettolitri di birra esportati sui 13,5 totali prodotti. Se la cifra è confortante per il settore, continua a pesare sempre più l'importazione rispetto a quanto viene venduto oltreconfine.