Da vice presidente a presidente.
Ecco il percorso di Giovan Battista Basile appena eletto – al posto di Claudio Carmelo Tipa – alla guida del Consorzio tutela Vini Montecucco, l’area viticola toscana in provincia di Grosseto praticamente dominata dal Monte Amiata e riconosciuta Doc nel 1998. Rinnovata anche una metà del consiglio di amministrazione, visto che degli uscenti ne sono stati sostituiti quattro con Giorgio Patrizi di Tenuta Piani Rossi, Giampiero Pazzaglia di Collemassari, Claudio Vigni della Società Agricola Maciarine e Marco Salustri dell’Azienda omonima che con i riconfermati Patrizia Chiari di Tenuta L’Impostino, Marco Innocenti di Peteglia, Daniele Rosellini di Agricola Campinuovi e Leonardo Sodi di Azienda Agricola Parmoleto, saranno alla guida dell’ente. C’è la riconferma, invece, di Gionni Guerrieri alla presidenza del Collegio Sindacale, affiancato da due nuovi membri che sono Stefano Alessandri dell’Azienda Agricola Rigomoro e Silvio Mendini di Podere Montale.
Basile è napoletano ed è arrivato con la famiglia a Cinigiani – cittadina dove ha sede il Consorzio – quando il vino di Montecucco muoveva i primissimi passi nel mondo delle denominazioni di origine. Qui acquista un terreno incolto per avviare, da zero, quella che oggi è la sua azienda agricola biologica. Laureato in legge, non ha mai praticato la professione di avvocato perché, innamorato di questa terra speciale che lui stesso ama definire “selvaggia e ancora tutta da scoprire”, capace di regalare espressioni uniche sia nella proposta enologica sia in quella turistica, ha preferito fare il vignaiuolo. Tant’è vero che nella prima dichiarazione post elezione ha detto di “raccogliere con entusiasmo la responsabilità di questa denominazione che porto nel cuore. E sono soprattutto onorato di raccogliere un’eredità importante lasciata da Claudio Tipa che ringrazio sentitamente per aver creduto e per continuare a credere nella nostra denominazione, per averla fatta crescere, per averci aiutato a portarla nel mondo e, non ultimo, per essere stato dal 2006 un vero e proprio faro per tutti noi produttori. I nostri obiettivi sono molto chiari ed in linea con il precedente mandato, ma lavoreremo soprattutto per rafforzare il senso di collegialità e di partecipazione. Il nuovo Consiglio si troverà ad affrontare un momento congiunturale difficilissimo, per il comparto in generale e per la nostra filiera in particolare, che dialoga quasi esclusivamente con il canale ho.re.ca e che è in trepida attesa di una ripartenza, frenata purtroppo dai ritardi della campagna vaccinale. Sarà certamente un mandato che io ed il nuovo Consiglio svolgeremo con grande attenzione e cautela, impegnandoci a fidelizzare maggiormente il mercato domestico e il consumatore italiano, soprattutto quello locale – che dovrebbe essere il nostro primo sostenitore – e aumentando l’impegno nelle attività promozionali tradizionali e digital, ma anche sfruttando momenti di confronto online con i professionisti del settore e i media internazionali, fino a quando non torneremo, si spera presto, al faccia a faccia con il pubblico”.
Con 66 associati e un parco viticolo di 800 ettari di cui oltre 500 a Doc e Docg, gli asset fondamentali del Consorzio sono la sostenibilità, elemento caratterizzante della denominazione che registra circa il 70% di produzione biologica, l’unicità del Sangiovese – il re della denominazione, dalla personalità ben distinguibile e di livello e potenziale molto elevati – e, non ultimo, il territorio del Montecucco e il suo marchio collettivo. “Sono questi i punti di forza che ci permetteranno di consolidare il trend positivo registrato negli ultimi anni e di rafforzare ulteriormente la nostra presenza nei mercati mondiali, a partire dall’Italia”, dice il neo presidente del Consorzio. Un Consorzio che ha dato vita ad una Vigna Museo, in collaborazione con l’Università di Pisa, in cui si persegue la tutela, la conservazione e la riproduzione di particolari cloni secolari di Sangiovese e di altri vitigni presenti da sempre nel territorio, al fine di preservarli dall’estinzione e di comprenderne appieno le potenzialità. E, anche, per preservare l’ambiente e le tradizioni per non dimenticare le proprie origini. La denominazione di origine controllata “Montecucco” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie: rosso, anche con menzione riserva, rosato, bianco, vermentino, vin Santo, vin Santo Occhio di Pernice. I vitigni coltivati sono Trebbiano Toscano, Vermentino, Malvasia bianca, Grechetto bianco, Sangiovese, Ciliegiolo.
Michele Pizzillo