Clamoroso sull’Etna. I bianchi riducono la distanza sui rossi. Oggi sono già oltre al 40 per cento e di questo passo tra un anno, al massimo due, eguaglieranno i vini a base di Nerello. Clamoroso perché tutto è avvenuto molto rapidamente. E non esiste altro territorio particolarmente simbolico e attraente come l’Etna che possa giocare dal punto di vista produttivo e commerciale su due tavoli. I bianchi in grande crescita. E i rossi ormai simbolo consolidato di piacevolezza. Il dato è confermato dai numeri. Il 2023 si chiude con un altro record produttivo. Al 27 dicembre scorso, quindi con un dato ancora parziale, si sfiorano i sei milioni di bottiglie di Etna Doc, quindi un più due-tre per cento circa rispetto al 2022. È il primo dato che tira fuori Maurizio Lunetta, il direttore del consorzio di tutela che raggruppa 220 soci, circa il 90 per cento di chi produce Etna Doc. Con lui facciamo una lunga chiacchierata parlando anche di altro e di altri territori.
Come è stato il 2023 per l’Etna Doc?
“È stato un anno di stabilità e di ripresa dopo gli annus horribilis della pandemia. Sono ripartiti i progetti e le idee. Il 2021 è stato balbettante, il 2022 interrogativo, il 2023 è stato il ritorno alla normalità, peronospora a parte”.
Ma non mancano le nubi sul mondo del vino: calo dei consumi, export in frenata, giacenze in crescita. Tutto a causa di guerre, inflazione, attacchi al vino…non c’è da avere paura?
“Paura mai. Si fanno più errori. Prudenza sì. Da un lato il 2023 è stato il ritorno alla normalità, dall’altro un anno di attesa. Cioè credo che dobbiamo essere tutti consapevoli che il vino non può essere sempre in crescita. C’è una frenata forte dappertutto. L’aumento dei costi di produzione, le guerre, il trend che si arresta…dobbiamo cominciare a pensare che la crescita non sia sempre costante. Tutto è discontinuo…”.
E l’Etna?
“È un’eccezione. L’Etna va in controtendenza in questo momento”.
Diamo qualche numero?
“Penso che alla fine supereremo i sei milioni nel 2023 con un aumento di circa il sei per cento. E stiamo registrando anche una grande crescita dei bianchi a dispetto dei rossi”.
Cosa succede con i bianchi dell’Etna?
“Sta colmando il gap quantitativo di imbottigliato. Per dirla con i numeri alcuni anni fa eravamo fermi a un 70 per cento di rossi e 30 di bianchi. Nel 2023 siamo a 55 e 45. Penso che tra un anno, al massimo due, saremo 50 e 50”.
Come ce lo spieghiamo?
“Il mercato cambia, oggi sono tutti più aperti sui bianchi. È un fenomeno che non riguarda solo l’Etna. I bianchi sono sempre più buoni, migliorano tecniche ed esperienze. E poi questa estate continua e gli inverni miti inducono a consumare sempre meno rossi. E i produttori si adeguano. Sta cambiando il consumo”.