“Caro Christophe, la Commissione in cui presteremo servizio sarà chiamata a fare scelte che plasmeranno l’Unione Europea per gli anni e i decenni a venire. Questa lettera espone le mie aspettative per il nostro lavoro, così come per la tua missione. Vorrei affidarti il ruolo di Commissario per l’agricoltura e l’alimentazione“. Comincia così la lettera di mandato che ieri mattina – dopo aver posto fine al travaglio politico che per settimane ha impedito la fumata bianca – Ursula Von Der Leyen ha consegnato a Christophe Hansen, neocommissario all’Agricoltura che, entrato per la prima volta a Strasburgo nel 2007 come assistente parlamentare, diventerà uno dei 27 componenti del Governo dell’Unione Europea.
Hansen, 42 anni, del PPE, è lussemburghese, il penultimo Paese per produzione agricola tra i 27 Stati membri e avrà il difficilissimo compito di placare la rabbia del movimento dei trattori (le cui fila crescono ogni giorno), ridare fiducia a produttori e consumatori, uscire dal lungo inverno che ha caratterizzato la legislatura del suo predecessore, il polacco Janusz Wojciechowsky. Priorità queste, e nel dettaglio moltissime altre, che la Presidente della Commissione elenca e che siamo in grado di anticipare.
“Gli agricoltori e il sistema alimentare stanno affrontando pressioni e sfide – scrive Von Der Leyen – dagli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale alla concorrenza globale sleale, alle pressioni sulla sicurezza alimentare, al basso ricambio generazionale e al contesto più ampio di un costo della vita e dell’energia più elevato. Sarà tuo compito affrontare queste questioni complesse e interconnesse. La tua priorità è rafforzare la competitività, la resilienza e la sostenibilità del settore agricolo. Dobbiamo comprendere le preoccupazioni delle persone nelle comunità rurali e trovare soluzioni che faranno davvero la differenza”.
E, a riprova di quanto sia necessario per la nuova Commissione dare immediati segnali di inversione di rotta, la lettera contiene imperativi e timing voluti personalmente dalla presidente, frutto di quella impronta (nuova, rispetto alle modalità seguite per lo scorso mandato) che Ursula Von Der Leyen ha già impresso nel corso delle trattative politiche per la formazione della Commissione. “Entro i primi 100 giorni dovrà essere sviluppato il Piano per l’agricoltura e l’alimentazione – continua la lettera d’incarico – per stabilire come garantire la competitività e la sostenibilità a lungo termine del settore agricolo e alimentare. Senza dimenticare lo spreco alimentare e la promozione di tecnologie innovative e prodotti emergenti nel settore. Vi assicurerete che la nostra futura Politica Agricola Comune sia adatta allo scopo per fornire un supporto mirato agli agricoltori che ne hanno più bisogno, in particolare i piccoli agricoltori. Ti impegnerai per rafforzare la posizione degli agricoltori all’interno della filiera alimentare e proteggerli dalle pratiche commerciali sleali, in particolare per garantire che non siano costretti a vendere sistematicamente i loro prodotti al di sotto dei costi di produzione”. Sette pagine, fitte di richieste, raccomandazioni, spunti, aspettative. Che costituiscono, a chiare lettere, il programma di governo dell’agricoltura che verrà, ben prima che il lungo cammino della PAC arrivi a compimento.
Con una ritrovata attenzione – che sia la volta buona? – ai giovani agricoltori e alle opportunità per rivitalizzare un settore produttivo in enorme sofferenza. “Presenterai – è l’imperativo della presidente della Commissione – una “Strategia di rinnovamento generazionale in agricoltura”, incentivando la possibilità per le aziende agricole familiari e i giovani agricoltori di accedere ai Fondi europei. In questo contesto, mi aspetto che tu contribuisca attivamente al Piano di adattamento al clima e alla Strategia europea per la resilienza idrica”. Questo e molto altro, nel mandato affidato ad Hansen. Sette pagine che racchiudono obiettivi e aspettative in realtà già disattesi nelle scorse due legislature. Mission impossible? Per chi, in 17 anni è passato dall’ingresso staff a una delle poltrone più ambite del Berlaymont, forse no.