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Scenari

Dieci Champagne da bere in primavera (secondo Andrea Gori)

20 Aprile 2024
Vigneti della Champagne Vigneti della Champagne

Lo champagne oggi gode di un successo sui generis in una fase di apprezzamento elevato delle bottiglie, più ancora che in altre tipologie di vino vale la formula del bere meno ma bere meglio con l’Italia che numeri alla mano ha bevuto nel 2023 meno champagne ma sempre più di valore. La scelta la si fa informandosi online e fidandosi di consigli di enotecari e ristoratori di fiducia e cercando di andare oltre i “soliti” nomi che in Italia cominciano a stentare di più visto l’aumento vertiginoso delle etichette distribuite ufficialmente. Come gusto dominante, prevale sempre il tagliente secco con dosaggi bassi o assenti, sempre con l’idea non sempre vera secondo chi scrive, che sia il miglior modo di esaltare il terroir di riferimento delle singole cuvée o maison. 

Per gli amanti del gusto secco e lievemente ossidativo ma sempre gourmet (ovvero adatto alla tavola) segnaliamo Edouard Pretrot, ad Avize, che con il suo Syntonie armonizza i tre vitigni in maniera croccante e decisa (45€) ma anche Charlot Père et Fils che nonostante la ricchezza del millesimo 2010 se ne esce come un Pinot nero in purezza vinificato in legno di eleganza e finezza sublimi, esaltati giustamente dal dosaggio zero, merito della parcella Les Bois Sercelins. 

Glorifica ed esalta il leggendario terroir di Les Riceys nella Côte des Bar la maison Alexandre Bonnet con il suo Blanc de Noir da solo Pinot nero, vino con struttura acida ben salda, sui 50 euro a scaffale.

Da pochissimo ri-distribuito in Italia, Abelè 1757 Champagne che porta fiero nel nome la data di fondazione (è la terza maison più antica) e il suo Brut sans anneè mostra tutta la grinta e la raffinatezza dell’assemblaggio in cui primeggia lo Chardonnay, ovvero curcuma, cardamomo e burro fresco sono i sentori “signature” che lo fanno ricordare (55€).

L’importazione di Roccafiore, cantina umbra di Todi celebre per il loro grechetto, ha portato molta freschezza in Italia e il Premier Cru Extra Brut di Laurent Bénard La Clé des Sept Arpents non va sopra i 60 euro ma si rivela davvero una lama ma anche con sostanza, centro bocca saporito e appagante. Si sfora come prezzo ma vale davvero il “viaggio” sempre a Les Riceys ma con anche Pinot nero da altre zone il Blanc de Noirs Grand Cru di Bruno Paillard distribuito in pochissime bottiglie da Cuzziol, 130 euro a scaffale ma un compendio di terroir vero: si sente l’annata di partenza ovvero la 2018, con il suo tono algido, effettivamente “settentrionale”, rigido quasi ma poi sono tante le note floreali di rosa e agrumi prima della frutta rossa (ciliegia soprattutto), di mela, mirabelle, pepe agrumato (Timut). Al sorso prosegue il lato floreale nervoso e scattante, con la spina dorsale di Mailly a donare una base su cui si innesta, cum grano salis, l’eleganza e freschezza agrumata di Verzy. 

Dalla sempre bistrattata Valle della Marne arrivano gli Champagne di Mignon-Boulard, fieri Vigneron Indipendànt, che si distinguono a poco meno di 50€ con il loro Atomes Crochus Extra Brut da uve 70% Chardonnay e 30% Petit Meslier (una vera rarità trovarlo in questa percentuale!) il vino perfetto per agnello e tartufo. 

Andre Robert viene invece dal celebre villaggio Grand Cru di Le Mesnil ma con il suo Les Vignes de Montigny Extra Brut mette in evidenza le caratteristiche di due appezzamenti sui pendii meridionali di Montigny-sous-Châtillon, i Lieux-dits “Les Grillons” e “Les Vignes de la Haie Benoit”. L’esposizione è completamente a sud su sabbie e marne, una miscela di argilla e calcare. Gli appezzamenti sono composti da giovani viti di Pinot Nero (15 anni) e vecchie viti di Meunier (50 anni). Il vino è grintoso e speziato, di corpo e sostanza.   

 

Sempre sulle uve nere il lavoro di Petit & Bajan, con la bella storia di Veronique Bajan e di Richard Petit e l’unione delle loro vigne di Verzenay e di Avize. Il loro Nuit Blanche dalle sole vigne di Avize (quindi Chardonnay) viaggia attorno alle 70€ ma ha un naso sublime epitome del grand cru con note di melone, agrumi, pesca gialla e mandorla fresca. Bocca con acidità spiccata e tagliente che non deluderà i fan del gesso in Champagne. 

Chiudiamo con il botto per festeggiare, nonostante l’eccesso di prezzo (quasi 300euro) dovuto anche alla speculazione, la Closerie Extra Brut “&” Lc21 da solo Meunier di Jerome Prevost. Un vino davvero meraviglioso che semplicemente impossibile (prima di lui) a realizzarsi dal Meunier: agrume candito, crosta di pane e glicine, cedro e miele, poi sorso trascinante importante e ricco a riempire e saturare la bocca per poi planare con freschezza notevole, incisiva, trainante verso un finale che fa davvero sognare.

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