(Una manifestazione contro il Ceta)
Si chiama Comprehensive Economic and Trade Agreementr, in maniera amichevole “Ceta” ed è il nuovo accordo approvato ieri dal Parlamento Europeo che riguarda il commercio dei prodotti fra l'Unione Europea e il Canada.
Sono 408 i voti a favore e 254 contrari, ma il mondo politico e non si è già diviso. Ieri abbiamo raccontato il dissenso di Slow Food che ha chiesto all'Italia di non ratifcare l'accordo, visto che poi ogni Stato Membro dell'Unione Europea dovrà firmare il Ceta (leggi qui)
(Gaetano Pascale)
Si tratta, in pratica di un accordo tra l'Unione Europea e il Canada per rilanciare il commercio e rafforzare le relazioni economiche. Questi obiettivi saranno perseguiti abolendo il 99% dei dazi doganali e molti altri ostacoli per le imprese. Ma Slow Food non ci sta: “Ancora una volta siamo di fronte a un trattato che intende affermare gli interessi della grande industria, a scapito sia dei cittadini che dei produttori di piccola scala. Ciò di cui abbiamo bisogno è invece l’adozione di un nuovo sistema che ci indirizzi verso una politica commerciale inclusiva, che abbia come punti cardine i bisogni delle persone e del nostro pianeta. Ratificare il Ceta ci allontanerebbe sicuramente da questo obiettivo”, ha detto Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. “Già 3,5 milioni hanno manifestato il loro dissenso firmando la petizione diffusa nei mesi scorsi, è ora di dare loro ascolto”.
(Paolo De Castro)
Per Paolo De Castro, Primo Vice Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo “con il Ceta l’Unione europea fa un accordo con una potenza economica atlantica, mantenendo i suoi standard sanitari e ambientali e compiendo un primo e concreto passo avanti nella lotta all’italian sounding”. Secondo De Castro l'accordo permetterà alle imprese italiane di espandere il made in Italy e rafforzare la propria presenza in Canada con uno storico riconoscimento della tutela di un paese terzo delle produzioni di qualità: “E' stata inserita nell’accordo raggiunto con il governo di Ottawa una lista di 172 Dop e Igp- dice De Castro – delle quali 41 sono eccellenze italiane, che rappresentano la quasi totalità dei prodotti Dop e Igp esportati in Canada. La sfida attuale è siglare accordi con altri Paesi con l’obiettivo di agevolare gli scambi commerciali, garantendo al contempo gli alti standard qualitativi con i quali sono tutelati i cittadini europei. In quest’ottica il Ceta è sicuramente l’esempio più recente ed efficace poiché rappresenta uno degli accordi più ambiziosi e completi mai conclusi tra UE e paesi terzi”.
(Alessandro Bezzi)
Sono favorevoli all'accordo anche dal Consorzio del Parmigiano Reggiano: “Non spetta a noi entrare nel merito complessivo dell'intesa – sottolinea il presidente del Consorzio, Alessandro Bezzi – ma il buon esito per i nostri produttori si riscontra su due fattori, ovvero sul raddoppio della quota dei formaggi comunitari esportabilii e, a maggior ragione, sull'avvio di nuovi meccanismi di protezione rispetto alle imitazioni e alle contraffazioni. Se si considera il fatto che il Canada sta già facendo segnare costanti e rilevanti aumenti delle importazioni di Parmigiano Reggiano (oltre il 12% nel 2016), è evidente – spiega Bezzi – che con la firma del trattato si potranno cogliere al meglio le opportunità commerciali che nel Paese nordamericano abbiamo costruito con forti azioni di comunicazione e, soprattutto, con accordi che hanno interessato le maggiori catene distributive canadesi”. Dal Consorzio inoltre aggiungono: “Il trattato commerciale non interviene in modo del tutto restrittivo sulle produzioni canadesi che si ispirano alla Dop originale (con l'uso, ad esempio, della denominazione “parmesan”), ma vieta di associarle ad elementi di “italian sounding” (il tricolore, città o monumenti italiani, ecc.) che risultano ingannevoli per i consumatori”. “Questo passaggio – sottolinea Bezzi – assume una straordinaria rilevanza anche come precedente in vista dell'auspicabile ripresa dei negoziati Ttip con gli Stati Uniti, dove questi fenomeni sono diffusissimi (ben più che in Canada) e, ingannando i consumatori, danneggiano i nostri produttori”.
(Il ministro Carlo Calenda)
Per il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, la ratifica del Ceta è una eccellente notizia: “I vantaggi per il nostro Paese saranno numerosi e importanti: accesso al mercato agroalimentare per i prodotti sensibili (ad iniziare dai formaggi che godranno di una quota aggiuntiva); eliminazione dei dazi ad valorem sui prodotti a base di zuccheri o cacao, pasta e biscotti, frutta e verdura; eliminazione tariffaria e rimozione di altre importanti barriere tariffarie per vini e liquori; più in generale, abbattimento di dazi su beni di rilievo per il nostro export come macchinari industriali (fino al 9,5%), mobili (fino al 9,5%), calzature (fino al 20%); riconoscimento (sebbene con alcune differenze di trattamento) per 41 Iigg italiane (su un totale di 171 europee), un risultato straordinario se si considera la differenza di approccio al tema delle IIGG e dei marchi registrati da cui era partito il negoziato; Regole di Origine basate sugli standard europei che favoriranno le nostre esportazioni; accesso all’80% del mercato degli appalti pubblici nei settori energia e utilities, l’accesso più ampio mai concesso dal Canada ad un paese terzo ed altro ancora. Tutto questo avrà importanti ricadute in termini di crescita e occupazione per il nostro Paese se si considera che la bilancia commerciale tra Italia e Canada, è storicamente positiva e l’Italia è stata nel 2015 l’ottavo fornitore del Canada con un volume dell’interscambio bilaterale di circa 6 miliardi di euro nel 2015 con una crescita delle esportazioni del +13% rispetto all’anno precedente. Il voto di oggi rappresenta un importante esercizio di controllo democratico da parte del Parlamento Europeo, l’Istituzione che i Trattati, firmati da tutti i Paesi dell'Unione Europea, identificano come espressione della volontà popolare dei cittadini europei”.
(Roberto Moncalvo)
Per Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, il Ceta è “un grande regalo alle grandi lobby industriali che nell’alimentare puntano all’omologazione e al livellamento verso il basso della qualità. Nei trattati va riservata all’agroalimentare una specificità che tuteli la distintività della produzione e possa garantire la tutela della salute, la protezione dell’ambiente e della libertà di scelta dei consumatori. Solo per fare un esempio i produttori canadesi potranno utilizzare il termine Parmesan, ma anche produrre e vendere Gorgonzola, Asiago e Fontina, mantenendo una situazione di ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale ottenuto nel rispetto di un preciso disciplinare di produzione dall’imitazione di bassa qualità. Ma soprattutto si crea una concorrenza sleale nei confronti del vero Made in Italy in cui perde l’agricoltura italiana che ha fondato sulla distintività e sulla qualità la propria capacità di competere.
C.d.G.