I produttori dell’unica Docg siciliana, il Cerasuolo di Vittoria, sono chiamati domani a votare i nuovi componenti del consiglio di amministrazione del consorzio di tutela.
Non sarà una elezione di routine perché dei sei componenti del Cda uscente solo uno è ricandidabile. Gli altri cinque hanno fatto due mandati consecutivi e lo statuto non consente un terzo mandato consecutivo. È una norma stringente che il Cda uscente ha cercato di modificare ottenendo però il no del ministero. D’altra parte con l’erga omnes che è stato concesso al consorzio il ministero può dire la sua. Massimo Maggio, presidente uscente si è già dimesso oltre due mesi fa per accelerare l’avvicendamento. Ma è servito a poco. Con lui escono di scena, almeno per questa tornata Arianna Occhipinti, che era anche vice presidente, Marco Calcaterra, Francesco Ferreri (attuale presidente della Coldiretti in Sicilia) e Guglielmo Manenti. L’unico che ha svolto un solo mandato nel cda del consorzio è Giovanni Calcaterra di Tenute Bastonaca che risulta tra i candidati per il nuovo cda. Lo scenario è quindi quello di un consorzio che potrebbe vedere un turn over del 100 per cento dei componenti del suo organo decisionale. I giochi sono aperti.
Undici i candidati per sei posti nel futuro cda suddivisi nelle varie categorie produttori, vinificatori e imbottigliatori. E tra questi spiccano nomi del calibro di Alessio Planeta e Antonio Rallo (il primo presidente di Assovini e il secondo presidente della Doc Sicilia) entrambi produttori o imbottigliatori di Cerasuolo. E poi il già citato Calcaterra e ancora Giuseppe Romano, Achille Alessi di Terre di Giurfo, Valentina Nicodemo di Judeka, Martina Francesca Giudice della nuova cantina Horus, Gaetana Jacono di Valle dell’Acate, Andrea Annino di Tenuta Valle delle Ferle, Silvio Balloni di Feudo Santa Tresa e Pierluigi Cusenza di Poggio di Bortolone. Ed è utile ricordare che il voto è ponderale pertanto chi ha più ettari vitati rivendicati e produce più bottiglie potrà contare su più voti.
Ma intanto come sta il Cerasuolo di Vittoria, unico vino siciliano a fregiarsi della Docg? Massimo Maggio prova a tracciare un bilancio della sua presidenza evidenziando che il valore medio di questo vino che mette insieme Nero d’Avola e Frappato è più che raddoppiato passando “dai 4,50 euro a bottiglia venduta franco cantina nel 2013 agli attuali 10/12 euro di oggi”. Ed includendo in questo ragionamento anche la versione Classico che può essere rivendicata in una piccola parte del territorio della Docg. L’intera denominazione oggi tocca tre province e una decina di comuni. In tutto circa 800 mila bottiglie. Tuttavia la quantità della produzione è calata. Lo confermano i dati ufficiali che parlano di 5.131 ettolitri confezionati nel 2019 (che potrebbero includere vendemmie di annate precedenti) contro i 6.410 ettolitri del 2017. E a giustificare il calo non basta il leggero incremento della Doc Vittoria che passa dai 2.347 ettolitri del 2017 ai 2.508 del 2019. Dove a regnare incontrastato è il Frappato, vitigno che sta suscitando un forte interesse per la sua unicità e la sua beva moderna. Perché questa varietà di uva da sola può rivendicare il marchio Doc Vittoria.
Luci e ombre. La sensazione è che il territorio si è mosso poco ancora come unica entità a dispetto di una denominazione che potrebbe essere un forte volano per tutti e forse meriterebbe più slanci collettivi. Lo testimonia anche il fatto che a 15 anni dall’ottenimento della Docg il consorzio non ha attivato in modo deciso e costante le leve della promozione. Con la presidenza Maggio è arrivato anche l’erga omnes e i tre centesimi a bottiglia che in media ha sborsato ogni produttore dovrebbero portare alle casse del consorzio, secondo la stima del presidente uscente, circa 50 mila euro, soldi con cui poter avviare qualche iniziativa. Ma ancora non è successo nulla. Il tema finirà nell’agenda del nuovo cda che sarà eletto domani. Se ci sarà la volontà.