Sul caso antidumping, che ha preoccupato non poco in questi ultimi tempi le cantine d'Europa impegnate nella conquista di quote nel mercato cinese, si può tirare finalmente il fiato.
Abbiamo interpellato l'uomo del vino italiano, Angelo Gaja, il quale in modo tranchant, alla luce del ruolo centrale che i francesi hanno assunto in questo delicatissimo dialogo con la Cina, consiglia agli italiani di apprendere da loro una lezione magistrale.
“In passato i funzionari del nostro Ministero dell’Agricoltura non cercavano alleanza con la Francia, ma bensì con il Portogallo ed altri Paesi di importanza marginale (per quanto concerne il vino) – dice il produttore piemontese -. Ora invece si è compreso che è la Francia il nostro partner privilegiato: perché ciò che va bene alla Francia, va bene assai spesso anche all’Italia del vino. Gli interessi in Cina del vino francese sono di peso superiore a quello italiano: è utile anche per l’Italia che sia stato il ministro del Commercio estero francese, Bricq, a contribuire a sciogliere il contenzioso con la Cina. Anche a Bruxelles, ove si decidono le sorti del vino europeo, la Francia si avvale di funzionari molto preparati. Imparassimo anche noi, alle prossime elezioni europee, a fare eleggere al Parlamento Europeo dei candidati idonei, preparati, capaci di comunicare in lingua inglese e francese”.
C.d.G