Il Teatro Comunale di Vicenza ha ospitato l’evento organizzato dalla società cooperativa Vitevis dal titolo “Vini buoni per la terra – il percorso green di Vitevis”.
Di fronte ad un folto pubblico gli ospiti della tavola rotonda, moderata da Fabio Piccoli (direttore di Wine Meridian), hanno approfondito le diverse declinazioni della sostenibilità sul mercato, sulla gestione di impresa e sulla comunicazione. Ospite speciale dell’evento è stato Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, gastronomo, sociologo, attivista, giornalista e personalità di grande rilievo da sempre fortemente impegnato per una agricoltura sostenibile in grado di coniugare rispetto per l’ambiente, benessere animale e diritti delle persone. Silvano Nicolato, Presidente di Vitevis ha aperto la tavola rotonda sottolineando quanto la sostenibilità per Vitevis parta dalla consapevolezza che le risorse naturali sono limitate e sia sinonimo di percorsi condivisi con i soci (1.350 viticoltori): “Abbiamo raccolto e analizzato molti dati, coinvolgendo qualche migliaio di persone sui nostri progetti. La loro collaborazione è stata fondamentale e preziosa. Il modello viticolo che stiamo perseguendo vuole lasciare una impronta poco invasiva, arricchendo il territorio e garantendo lavoro e prospettive a tante famiglie”.
Le azioni e i risultati che Vitevis ha ottenuto nel campo della sostenibilità sono stati ben delineati da Alberto Marchisio, Direttore di Vitevis, realtà che associa 1.350 viticoltori su 2.800 ettari di vigneto (50.000 tonnellate di vino) con una produzione di 12 milioni di bottiglie e 65 milioni di euro di fatturato nel 2021. Marchisio ha voluto mettere in luce la rilevanza delle certificazioni raggiunte da Vitevis, in primis il sistema Sqnpi che raccoglie 202 aziende per 1.400 ettari di vigneti: “Sono la metà dei nostri vigneti e considerando i vigneti biologici andiamo oltre il 50%”. Vitevis ha sviluppato anche il “Progetto Grigio” con l’obiettivo di comprendere come utilizzare al meglio l’irrigazione e la concimazione con il coinvolgimento di 42 aziende su 110 ettari: “L’obiettivo futuro è quello di arrivare ad indicare ai nostri soci qual è il momento giusto per irrigare in modo da ottimizzare e abbassare collettivamente i consumi di acqua”. Altri importanti risultati sono stati raggiunti nel 2022, la certificazione Equalitas e Iso 14064-2:2018 fanno parte di questa evoluzione concreta: “Con il progetto Noi CompensiAmo, Vitevis in 3 anni su 90 soci e 700 ettari è riuscita a risparmiare 4.719 chili di Co2, abbiamo superato l’obiettivo di 4500 kg su 780 ettari”. Per quanto riguarda la riduzione dei consumi di energia Vitevis ha investito su nuove linee di imbottigliamento, nuovi gruppi frigo, una nuova palazzina per gli uffici, nuovi impianti di depurazione, un nuovo camion cisterna per ottimizzare i trasporti e ridurre i consumi, nuovi veicoli aziendali elettrici e colonnine di ricarica. “Tutto questo viene misurato, il frutto degli investimenti dovrebbe portarci ad una importante riduzione dei consumi, con una incidenza del fotovoltaico del 20% sul totale. Oltre alla sostenibilità, ci siamo impegnati anche sulle certificazioni riguardanti la sicurezza sul lavoro che per noi ha un rilievo assoluto” ha concluso Marchisio.
Il 2022 rappresenta un anno di notevole rilevanza per la sostenibilità, come ha evidenziato Aurelio Bauckneht (Marketer nel settore agroalimentare e autore del podcast “Storie dai mercati”) dato che a febbraio di quest’anno il Parlamento ha approvato la modifica della Costituzione italiana (articoli 9 e 41), introducendo definitivamente il concetto di sostenibilità. “La novità inserita nell’articolo 9 – ha evidenziato Bauckneht – riguarda la tutela dell’ambiente, della biodiversità e della fauna, quella dell’art. 41 riguarda la definizione stessa di azienda secondo cui l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. Ciò significa che da quest’anno la Costituzione non prevede che possano sussistere aziende non sostenibili”. La modifica della Costituzione è un segnale importante, “ma abbiamo ancora molta strada da percorrere per mettere in pratica questi principi – secondo Giulio Somma, Direttore responsabile de Il Corriere Vinicolo (Unione Italiana Vini) – Dobbiamo misurare i risultati. Il vino è il settore più avanzato nel mondo agricolo per quanto riguarda la sostenibilità. Secondo i dati Equalitas, le aziende certificate nel 2017 erano 9, nel 2019 erano 16, nel 2021 sono diventate 90, nel 2022 sono arrivate a 180 ed entro fine anno saranno 200. Nel giro di 4 anni questo fenomeno è esploso. Se guardiamo i volumi queste aziende rappresentano il 25% del fatturato totale del settore in valore ed il 16% dei volumi. Si comprende facilmente il valore di queste aziende”. Somma ha parlato di uno “tsunami comunicativo” sulla sostenibilità, “sentire questa parola in maniera martellante provoca fastidio e repulsione. Noi giornalisti dobbiamo avere il coraggio di selezionare le notizie che devono basarsi su impegni concreti, investimenti, progetti con obiettivi attesi e risultati misurabili. Senza questi requisiti ritengo non si tratti di notizie ma di greenwashing. Nel nostro settore ci sono poche aziende che comunicano bene e molte che sfociano nel greenwashing”.
L’importanza della sostenibilità sui mercati internazionali è stata testimoniata da Sara Norell (Direttrice assortimento, acquisti e approvvigionamento di Systembolaget, monopolio svedese della vendita al dettaglio di bevande alcoliche) che ha evidenziato come il 25,6% dei vini venduti nei punti vendita di Systembolaget siano biologici. Il monopolio svedese ha concentrato i propri sforzi anche sul fronte degli imballaggi, i vini con un packaging sostenibile a marzo 2022 erano il 15% in 6 mesi sono saliti al 18,5%. Quale può essere il principale contributo dell’agricoltura nel contrasto ai cambiamenti climatici? Secondo Davide Raffaetà (Ceo di NoiCompensiAmo) il contributo maggiore può provenire dal suolo che è in grado di stoccare il carbonio al suo interno. Attraverso buone pratiche che riducono l’erosione, garantiscono un minor consumo idrico ed un risparmio economico per i produttori, è possibile ottenere crediti di carbonio che possono rappresentare un valido strumento economico. La modalità comunicativa più utile per rendere comprensibile e concreto l’impegno di una impresa nel campo della sostenibilità si basa su una regola basilare: raccontare solo ciò che realmente si è riusciti a realizzare, in termine di processo e di prodotto. Secondo Rossella Sobrero (Presidente di Koinètica), “va bene lo storytelling però non deve essere più importante dello storydoing. La sostenibilità non è un jolly da giocarsi, la sostenibilità deve mutare il comportamento dell’azienda”. Per quanto riguarda gli strumenti comunicativi “vanno utilizzati in maniera integrata, io credo molto nei report di sostenibilità, quelli che mi convincono maggiormente riportano in fondo gli obiettivi che l’azienda non è ancora riuscita a raggiungere. Lo ritengo un forte segnale di trasparenza”.
In chiusura è intervenuto da remoto Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che ha messo in luce come l’attuale sistema alimentare nel suo complesso sia il principale artefice della produzione di CO2 (37%) a livello globale. “Un’impresa che opera nella produzione enologica deve essere in grado di implementare tre elementi principali, il primo riguarda il “governo del limite”, fino ad un certo limite la produzione si sviluppa in armonia con l’ambiente ed il territorio, oltre ad un certo limite le problematiche aumentano in maniera esponenziale – ha rilevato Petrini – Il secondo elemento è il mantenimento ed il rafforzamento della biodiversità, nelle mie Langhe piemontesi la vite conviveva con i cereali, con superfici boschive. Oggi vedo solo vigneti, questa è una perdita di biodiversità che nel lungo periodo il territorio pagherà e lo pagherà anche la produzione. Questa biodiversità portava protezione anche ai vigneti, non si tratta di scelte etiche ma strategiche sul lungo periodo. Il terzo aspetto è che un produttore enologico deve avere molto rispetto per il territorio e le popolazioni che lo abitano. Nei borghi dove si sviluppa la viticoltura non esistono solo cittadini dediti alla viticoltura, ci sono altre comunità. Se la viticoltura copre tutti gli spazi, se il turismo del vino diventa invasivo avremo una sofferenza da parte di chi non opera nel settore, molti borghi stanno perdendo la propria socialità”. Più le aziende avranno cura di questi tre aspetti, più l’azienda avrà successo sul lungo periodo.