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Scenari

Cantina Tornatore (Etna): tutti pronti per il loro dodicesimo Vinitaly e in arrivo un metodo classico e un altro rosso di Contrada

12 Aprile 2024
Da sinistra Nawal Bouselham, Francesco, Giuseppe Tornatore, Francesco Tornatore, Nina Puglisi, Chiara, Mariangela Tornatore, Gabriele, Elena e Nicola Di Staso Da sinistra Nawal Bouselham, Francesco, Giuseppe Tornatore, Francesco Tornatore, Nina Puglisi, Chiara, Mariangela Tornatore, Gabriele, Elena e Nicola Di Staso

Tutto parte da Castiglione di Sicilia, alle pendici dell’Etna. Lì la famiglia Tornatore ha le radici e lì producono vino. L’azienda è quella del cavaliere lavoro Francesco Tornatore che si prepara per partecipare  al Vinitaly per raccontare ancora una volta per il dodicesimo anno i suoi vini. 

Si parte da Opera Wine, l’evento più esclusivo dei giorni della Fiera: la cantina per il terzo anno consecutivo è stata selezionata da Wine Spectator per il Grand tasting dei 131 produttori, le eccellenze con il vino Etna Trimarchisa 2018. “Un evento – ci racconta Giuseppe Tornatore, figlio del cavaliere Francesco – che ci riempie sempre più di orgoglio”. 

Un’azienda molto estesa nel territorio etneo con 100 ettari e circa 350mila bottiglie prodotte ogni anno. L’Italia resta il mercato di riferimento con il 40% delle vendite. Un altro 30% viene venduto negli Stati Uniti e il restante 30% nel resto del mondo. “Quando racconto in America questi vini – dice Giuseppe Tornatore – dico sempre che l’Etna è un terroir unico nel suo genere. Un aggettivo che rende l’idea del nostro territorio e che lo rende affascinante a chi non lo conosce”. II territorio è lo stesso ma i vini presentano sfaccettature diverse e tutto questo rende l’Etna e il sapore dei suoi vini inimitabili.

“Oggi – ci racconta ancora Tornatore – il consumatore è sempre più consapevole delle scelte che fa oltre ad avere più competenza rispetto al passato. Per quanto riguarda la produzione punterei quindi sulla qualità. Per esempio con una resa per ettaro più basse e con controlli attenti su tutte le varie fasi del processo produttivo. Sul versante promozione, invece, vorrei tanto che noi produttori trovassimo sempre più una comunione d’intenti per poter veicolare al meglio il frutto del nostro lavoro. Quello che spesso succede sull’Etna è che siamo tutti un po’ individualisti. Ognuno va per la sua strada. Bisognerebbe trovare una strategia di comunicazione univoca, indispensabile per fare il salto di qualità”. 

Al Vinitaly i Tornatore portano con il loro catalogo ricco di varie referenze: Etna Bianco ed Etna Rosso, Pietrarizzo Bianco e Rosso, Trimarchisa Rosso, Calderara Rosso, Rosato e  Valdemone per le bollicine. “Potremmo creare 14 etichette diverse come le nostre contrade, ma ci sono due grandi novità all’orizzonte. Un metodo classico, attualmente sui lieviti per altri 12 mesi e il Santo Spirito, altra contrada, ora in botte e che potrebbe diventare il vino più importante della nostra gamma di alta fascia”. 

Ma la fiera continua ad avere un appeal e la famiglia Tornatore, che non basa l’attività solo sul mondo del vino (questo settore rappresenta l’1% del fatturato delle aziende di famiglia che hanno il loro core business nel manifatturiero) sa bene quali possono essere le potenzialità di un appuntamento come quello di Verona: “In generale le fiere stanno perdendo sempre più valenza. Ma quelle del vino sono sempre importanti perché puoi assaggiare direttamente le etichette ed è un momento di incontro e relazioni altamente strategico. Poi mi sembra che il Vinitaly difenda bene il suo appeal”.

Ma qual è la particolarità dell’azienda Tornatore? Giuseppe non ha dubbi: “Noi facciamo il vino per passione e senza scorciatoie. Non abbiamo mai avuto ansia da prestazione e questo ci permette di divertirci e di creare un vino di qualità”.