di Emanuele Scarci
“Non la venderanno mai quella cantina. Chi gliela compra?” disse d’istinto il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci appena venne comunicata la notizia che la Cantina di Montalcino era in vendita.
Aveva ragione perché la Cantina di Montalcino (controllata dalla Cantina di Leonardo e per il marchio da Caviro) è rimasta in bilico per 2 anni, alla fine ceduta a Prosit. “Ma dieci soggetti italiani ed esteri ci hanno girato attorno – dichiara SimonPietro Felice, dg di Caviro -. Noi abbiamo ceduto il marchio al socio Cantina di Leonardo al prezzo di acquisto, senza nessuna speculazione”. Quale il prezzo di cessione della Cantina di Montalcino? “Non lo so – risponde Felice – ma credo che non sia un multiplo dell’Ebitda, ma solo il valore dell’asset, delle strutture”. Felice non lo dice, ma tra i dieci visitatori interessati c’erano big del vino, come Pasqua, Fantini e lo stesso Prosit che, in una prima fase, aveva declinato l’invito, salvo poi ripensarci e acquistarla. Per la Cantina di Montalcino erano state avanzate offerte fino a 7,5 milioni di euro contro un prezzo fissato inizialmente a 20 milioni. Prosit, come segnala Il Sole 24 Ore, ha rilevato il 100% di Cantina di Montalcino, inclusi il marchio, gli immobili e gli impianti produttivi. La vendita è stata curata, inizialmente, dalla romana LT Wine&Food Advisory mentre il deal è stato concluso da Deloitte e Gop. Fondata da Sergio Dagnino, Prosit è una delle realtà in portafoglio di Made in Italy Fund, il fondo di private equity promosso e gestito da Quadrivio & Pambianco.
Doppio acquisto
Ironia della sorte, Dagnino ha acquistato due volte Cantina di Montalcino: la prima, nei suoi 16 anni da direttore generale di Caviro, rilevò il marchio, la seconda, oggi, ha rilevato l’intera azienda. L’ultima volta però quando venne presenta l’offerta l’ex dg avrebbe detto: “L’ho comprata una volta in Caviro e non intendo ricomprarla”. Poi il dietrofront.
Cantina di Montalcino è attualmente l’unica cantina cooperativa nella zona del Brunello e l’unica con il nome Montalcino. Fondata nel 1970, conta oggi 50 soci conferenti dediti alla produzione di uve sangiovese destinate alla vinificazione del Rosso di Montalcino Doc, Brunello di Montalcino Docg e Brunello di Montalcino Docg Riserva. L’azienda ilcinese non dispone di vigneti di proprietà. Conta però su una cantina, inaugurata nel 2013, con attrezzature moderne per la quale sarebbero stati investiti una quindicina di milioni. “Nel 2021 – conferma Felice – la società ha chiuso il bilancio con un fatturato di 3,7 milioni di euro e un Ebitda di circa un milione”.
Quale strategia
La Cantina toscana è il quinto investimento di Prosit: in portafoglio ci sono altre tre cantine: la pugliese Torrevento, l’abruzzese Nestore Bosco e la veneta Collalbrigo. A cui si somma l’ingresso nel capitale di Votto Vines, realtà americana che importa, commercializza e distribuisce diverse tipologie di vino provenienti da tutto il mondo, in particolare dall’Italia. Qual è la strategia di Prosit? “Mi sembra chiara – risponde Felice – La Cantina di Montalcino è un pezzo unico e Prosit sta assemblando nicchie d’eccellenza del vino italiano. Insieme al distributore americano Votto Vines faranno un ottimo lavoro”.