Termina con due mesi di anticipo in gran parte d'Italia la campagna olivicola che passerà alla storia come una delle peggiori di sempre.
A dirlo è Italia Olivicola che, facendo un primo bilancio in Puglia, Calabria e Sicilia, registra picchi di perdite produttive del 90%. Questo, con frantoi e oleifici cooperativi chiusi perché mancano le olive e oltre un milione di giornate lavorative andate in fumo. Colpa soprattutto delle gelate di fine febbraio e del maltempo che ha investito l'Italia in queste settimane, segnala Italia Olivicola, con la Puglia la regione che più ha sofferto. Nelle province di Bari e Bat, la riduzione sfiora il 90% rispetto allo scorso anno. A Corato, Andria, Ruvo di Puglia, Bitonto molte attività hanno già chiuso i battenti, mentre alcune non hanno nemmeno iniziato a lavorare. L'olivicoltura è rasa al suolo, invece, in Salento, dove la Xylella continua a fare strage di ulivi. Lo scenario non migliora in Calabria e Sicilia che registrano pesantissime perdite di frutto e prodotto appesantite dalle recenti abbondanti piogge. Le uniche regioni che hanno avuto un aumento di produzione, segnala l'Organizzazione, sono Abruzzo e Toscana.
Ad accompagnare questa debacle è la perdita delle giornate di lavoro solo per la manodopera a tempo determinato assunta dalle imprese olivicole durante la fase della raccolta. È tutto fermo da settimane, fa sapere il presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo, non c'è lavoro perché manca la materia prima di base. Le tre regioni maggiormente colpite dalla crisi produttiva assorbono il 47% della manodopera a tempo determinato dell'intera agricoltura nazionale, essendo aree agricole ad alta vocazione ortofrutticola ed olivicola, settori questi caratterizzati da una elevata concentrazione temporale dei fabbisogni di lavoro.
C.d.G.