Calano del 5% nel 2023 i consumi di pesce sulle tavole degli europei, italiani compresi, ma a diminuire del 6% sono anche le importazioni dai Paesi extra Unione europea. Un trend dovuto all’aumento dei prezzi: l’inflazione, infatti, ha fatto salire i prezzi al dettaglio che in Italia erano già tra i più alti dell’Unione. È quanto emerge dal rapporto “Il mercato ittico dell’Ue” di Eumofa (European Market Observatory for fisheries and Aquaculture Products), evidenziato da Legacoop Agroalimentare. Secondo l’analisi, nel 2023 la spesa delle famiglie italiane per i prodotti è stata di quasi 13 miliardi, a fronte di un totale di 62,3 miliardi di euro in tutta Europa.
“Si iniziano a vedere i primi frutti del lavoro di valorizzazione e promozione del pesce dei nostri mari – commenta il presidente dei Legacoop Agoalimenhtare Cristian Maretti – ma occorre andare avanti, essere competitivi sui mercati con prodotti a valore aggiunto, italiani e proveniente da una pesca totalmente legale, dichiarata e regolamentata”. Per Maretti “deve essere data continuità a tutto questo con le azioni delle cooperative della pesca e delle altre imprese, per dare quel giusto riconoscimento che hanno le nostre marinerie, piccole realtà, spesso familiari, che portano avanti una tradizione di secoli. Un valore fatto anche di servizi e trasformazione per poter stare sui mercati in maniera competitiva e quindi essere anche bravi imprenditori e sapersi confrontare con i mercati”.
Il rapporto mette in luce come nei quattro Paesi dal consumo nominale di pesce più elevato (Italia, Spagna, Francia e Germania) emergano abitudini di spesa diverse. Le famiglie italiane spendono circa un quarto di quanto spendono per la carne. In Spagna, la spesa per i prodotti ittici rappresenta il 31% del totale, poco meno di un terzo di quella per la carne. In Francia le famiglie spendono meno di un quinto per i prodotti ittici rispetto alla carne, e in Germania circa un settimo.