di Michele Pizzillo
Quando si parla di Buttafuoco, vino icona dell’Oltrepò Pavese, dire “fare squadra” è una certezza, non due parole messe insieme a caso e pronunciate quasi sempre a vuoto.
Per essere certi che sia vero, basterà scambiare due parole con uno dei 17 viticoltori che aderiscono al Consorzio Club del Buttafuoco Storico, che proprio in questo mese festeggia il 26mo anniversario della fondazione. Una comunità, questi 17 vignaioli che con il loro “fare squadra” hanno ridato vigore ad vino importante che rischiava di sparire. E lo hanno fatto, consapevoli che un territorio a forte vocazione vitivinicola non poteva privarsi di un grande vino rosso, complesso, versatile e adesso perfetto per accompagnare la cucina contemporanea. E, così, il Buttafuoco Storico è diventato l’emblema di un territorio che guarda al progresso, all’internazionalità e all’unione identitaria. Eppure la produzione di Buttafuoco Storico non è da cifre stratosferiche – mediamente 90.000 bottiglie all’anno – ottenuto da uve prodotte in 18 vigne per un totale di 23 ettari distribuiti tra i comuni di Castana, Canneto Pavese e Montescano, però tutti situati lungo il 45° parallelo, la latitudine enologica perfetta. Ma la versatilità del Buttafuoco, specialmente adesso con la cucina contemporanea, fra gli eno-appassionati viene finalmente percepita per quella che è davvero: un grande rosso che ammalia per fascino, storicità e unicità. Tant’è vero che dei 20 Buttafuoco presenti sui mercati, la bottiglia, l’etichetta e l’uvaggio (50% Croatina, 25% Barbera e per il restante Uva Rara e Ughetta di Canneto) sono identici, cambia solo il nome del produttore.
(Davide Calvi e Jerry Scotti)
Ecco la forza di “fare squadra” per permettere al grande rosso oltrepadano di conquistare sempre nuovi mercati e ai viticoltori di piantare nuove vigne per soddisfare le richieste dei mercati. E, poi, per avere una conferma della versatilità del Buttafuoco con la cucina contemporanea, il team del Consorzio, ha organizzato i festeggiamenti del 26mo anniversario con una cena celebrativa al Bistrot T4 di Milano, proponendo cinque vini in degustazione per cinque portate a contrasto preparate dallo chef Nicolas Baglione per abbracciare tutte le sfumature del Buttafuoco Storico, esaltandone le caratteristiche organolettiche, mantenendo come filo conduttore il gusto umami e l’abbinamento per contrasto, sottolineandone l’acidità e il tannino. Un percorso enogastronomico che ha permesso di valutare l’evoluzione del Buttafuoco attraverso la degustazione delle vendemmie 2017, 2012, 2007 e 2001, per concludere, come vedremo, con la novità di quest’anno. In ogni portata la sempre presente sfumatura in grado di stimolare l’appetito, ha esaltato la sensazione glutammica e la persistenza del piatto. Tant’è che con un’insalatina di puntarelle e fegatini di pollo con il tartufo nero, il Buttafuoco della vendemmia 2017 ha stupito per la sua freschezza e persistenza fruttata; mentre il vino del 2012, con la sua longeva struttura tannica ha armonizzato le durezze dell’abbinamento con una tartare di bufala con burro al gorgonzola stravecchio; il risotto cacio e pepe cotto nel brodo di ricciola con tartare di gambero rosso del Mozambico, lime e tè matcha e la bavetta di black angus con cime di rapa al tamarindo e colatura di peperone e miele serviti rispettivamente con il Buttafuoco Storico 2007 e quello della vendemmia 2001 hanno ammaliato tutti gli ospiti oltre che confermare la vocazione all’invecchiamento di questo eccellente vino; e, infine, il dolce al cioccolato fondente belga con la “non mousse” e le tre consistenze di passion fruit, ha rappresentato il momento del debutto della prima novità del 2022 e, cioè, il Buttafuoco Storico Chinato messo in commercio dopo sette mesi di affinamento, che ha preceduto la degustazione di due grappe, la più tradizionale bianca e giovane e un’inedita invecchiata in legno prodotta in tiratura limitata, entrambe realizzate con le vinacce del Buttafuoco Storico. Tutti e tre i prodotti sono stati appena messi in commercio con l’etichetta celebrativa del 25esimo anniversario del Consorzio.
Nel corso della cena celebrativa, dal direttore Armando Colombi al presidente del Consorzio Davide Calvi oltre a Jerry Scotti nelle vesti di produttore e ai due nuovi produttori che sono entrati nel Club, oltre a ricordare quello storico febbraio del 1996 che sancì la nascita del Club, hanno sottolineato che i soci del Club sono obbligati a rispettare il rigido regolamento che permette di avere un vino rosso strutturato, con una produzione annua limitata e di assoluta qualità. Il vino deve affinare 12 mesi in botte e altri 6 in bottiglia. Le bottiglie del Buttafuoco Storico non entrano in commercio prima di 36 mesi dopo la vendemmia. Ed è un vino di grande struttura, capace di invecchiare per molto tempo, donando sempre più intensità e note nuove. E, poi, sulle bottiglie deve essere riportato il marchio rappresentativo adottato per il Buttafuoco che è composto da un ovale (rievocazione della botte tipica dell’Oltrepò Pavese) sostenuto dalla scritta Buttafuoco, dal quale si dipartono due nastri rossi rappresentativi dei due torrenti, il Versa e lo Scuropasso, che delimitano la zona storica di produzione. All’interno la sagoma di un veliero sospinto da vele infuocate a ricordare che nella seconda metà del 1800, la Marina Imperiale austro-ungarica varò una nave dal nome “Buttafuoco”.
I risultati dicono che la strada imboccata è quella giusta, tant’è che la conoscenza del Buttafuoco Storico ormai abbraccia tutta l’Italia (che assorbe il 20% della produzione totale) e raccoglie apprezzamenti in molti mercati del Nord Europa altre a Cina, Canada e Stati Uniti. Anche la scelta del 2015 quando, in occasione di Expo, il Club presentò il progetto “Vino dei Vignaioli”, una bottiglia istituzionale creata ogni anno dai cru dei 17 produttori – dalla prima annata 2011 alla 2017 di quest’anno – ha dato i risultati sperati. E, così, gli 11 giovani viticoltori (Bruno Barbieri, Davide Brambilla, Giuseppe Calvi, Valter Calvi, Claudio Colombi, Ambrogio Fiamberti, Stefano Magrotti, Franco Pellegrini, Andrea Picchioni, Umberto Quaquarini e Paolo Verdi) che il 7 febbraio del 1996 fondarono il Club del Buttafuoco Storico con l’intento di voler recuperare un vino della tradizione che si stava perdendo, impegnandosi a ricercarne le caratteristiche storiche, scegliere le vigne più vocate e controllarne la produzione, sono soddisfatti di aver anche dimostrato che è possibile “fare squadra”. E, attenzione, che i festeggiamenti in corso non sono un punto di arrivo, visto che le 17 aziende stanno portando avanti un importante lavoro di ricerca che riguarda le caratteristiche storiche, le vigne più vocate, la produzione controllata e certificata, una moderna e articolata comunicazione e promozione del vino prodotto.
(ph Francesco Narcisi e Alyona Blagikh)
Questi i produttori tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori in proprio associati al Consorzio: Azienda Vitivinicola Calvi di Davide Calvi; Tenuta la Costa di Calvi G. e C.; Azienda Agricola Colombi Francesco; Azienda Agricola Colombo Carla; Azienda Vitivinicola Fiamberti Giulio; Giorgi Srl; Azienda Agricola Giorgi Franco di Giorgi Pierluigi; Azienda Agricola Il Poggio di Alessi Roberto; Azienda Agricola Maggi Francesco S.S.; Azienda Agricola Piccolo Bacco dei Quaroni di Tommaso Cavalli; Azienda Agricola Piovani Massimo; Azienda Agricola Poggio Rebasti; Azienda Agricola Quaquarini Francesco S.S.; Azienda Agricola Riccardi Luigi; Azienda Bruno Verdi di Paolo Verdi; Società Agricola Scuropasso; Società agricola Quarti due ss. Gli organi dirigenti del Consorzio: Davide Calvi presidente, Giulio Fiamberti vice presidente, Armando Colombi direttore. E, inoltre, i membri del Consiglio d’amministrazione: Pierluigi Giorgi, Marco Maggi, Tommaso Cavalli, Graziano Calvi e Umberto Quaquarini.
Consorzio Club del Buttafuoco Storico
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T. 0385 60154
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