“Sono già 19 gli Stati americani che come in Italia hanno scelto di difendersi dal coronavirus chiudendo la ristorazione, in buona parte composta da prodotti e vini made in Italy. Noi produttori toscani del Brunello di Montalcino siamo vicini agli amici statunitensi e consapevoli che la ripartenza ci vedrà in prima fila accanto a loro”.
Così il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, ha commentato le nuove più rigorose misure del governo statunitense contro l’emergenza annunciate oggi dal presidente Trump e la serrata dei ristoranti in 19 Stati. “Alle giuste misure prese per contrastare l’emergenza da coronavirus – ha aggiunto Bindocci – fa da contraltare una innegabile preoccupazione dei nostri produttori in chiave di mercato. Nel giro di pochi giorni si è infatti fermato il nostro maggiore canale di vendita, quello dell’horeca, nei 2 principali mercati mondiali: Stati Uniti e Italia infatti rappresentano in media il 60 per cento delle vendite globali di Brunello. Secondo una recente indagine di Nomisma Wine Monitor su un campione di wine list di 350 ristoranti, nella sola città di New York il 30 per cento delle referenze di vino rosso presenti in carta parla italiano e di queste un terzo sono toscani, con circa 2mila referenze che arrivano direttamente da Montalcino, a un prezzo medio di 382 dollari. Ora serve attendere – e il nostro vino lo sa fare – e osservare le regole, in attesa che la nostra annata 2015 possa riprendere quella corsa che prima dello stop si stava rivelando molto promettente, in particolare oltreoceano”.
Negli Stati Uniti quasi la metà dei consumi di vino italiano a valore passa dall’on-trade, per un equivalente di circa 800 milioni di euro. In generale la crescita import dei vini rossi italiani è stata del 20 per cento negli ultimi 5 anni.
C.d.G.