Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Bolognari: “Taormina, stop agli stereotipi: fondamentale destagionalizzare il turismo

31 Agosto 2018
Mario_Bolognari Mario_Bolognari


(Mario Bolognari)

Continuano le nostre interviste a personaggi autorevoli di Taormina. Dopo quelle di Stefano Gegnacorsi, direttore del Timeo, di Ninni Panzera, direttore generale di Taormina arte, che organizza il Film Festival di Taormina ed Italo Mennella, presidente dell'Ente regionale del Turismo Siciliano, abbiamo fatto una interessante chiacchierata con il Primo Cittadino della cittadina turistica messinese, Mario Bolognari. 

di Emilio Pintaldi, Taormina

Far sì che i turisti e gli stranieri amino Taormina tutti i giorni dell’anno, “uscire” dallo stereotipo di “Taormina uguale mare”. Mario Bolognari, docente universitario, sindaco da alcuni mesi, per la seconda volta nella sua storia politica della “regina” del turismo siciliano, è orgoglioso di essere taorminese. E di essere il primo cittadino della città che, non a caso, viene denominata Perla dello Ionio. Eppure, nelle sue vene, scorre anche sangue danese. Sua nonna veniva dalla Danimarca e, come altri imprenditori, scommise su Taormina gestendo e fondando diversi alberghi.

Bolognari quindi non bisogna essere taorminesi per amare Taormina?
“No. Taormina è patrimonio di tutti. Mia nonna, appena arrivata, chiamata da due danesi che gestivano un piccolo albergo diventato poi grande albergo, capì subito che Taormina aveva enormi potenzialità. Si innamorò e restò per sempre. Ma potrei fare altri esempi. Il pittore Otto Geleng, tedesco, a fine ottocento, venne a Taormina spinto dal grande fotografo Von Gloeden, con il quale poi entrò in dissidio e la elesse a sua nuova patria tanto da diventarne prosindaco. Proprio per questo, nella mia stanza, ho appeso un suo quadro che mi è stato prestato da un amico. Ho tolto un quadro più grande che non aveva alcun significato per mettere in mostra un suo piccolo autoritratto che rappresenta un simbolo. Un tedesco che amministrò Taormina”. 

A proposito di tedeschi e di stranieri. La destagionalizzazione funziona. Arrivano?
“La stagione di Taormina, rispetto alla altre località turistiche italiane e siciliane, è abbastanza lunga. Ma questo non soddisfa i grossi investimenti della strutture alberghiere e dei ristoranti. Il programma è quello di favorire tutte le attività che possano consentire un miglioramento e quindi l’arrivo dei turisti ad autunno inoltrato e in inverno. Sino ai primi anni '60, Taormina, era una località esclusivamente invernale e addirittura molti alberghi erano chiusi durante l’estate. Questa stagionalità balneare non è stata decisa dal mercato ma dalla città. Ed è stato un errore che occorre correggere”. 

Sindaco allora organizziamo la settimana bianca a Taormina magari sperando che nevichi?
“E’ una bella idea. Non possiamo promettere la neve a Taormina. Ma non c’è dubbio che andare a sciare sull’Etna di mattina e poi fare il bagno nel mare di Taormina nel pomeriggio, e sino a dicembre è possibile, potrebbe far diventare la vacanza davvero suggestiva. Ma non c’è solo questo da considerare. Ci sono tante cose che la gente vuole conoscere della Sicilia. Penso anche alle feste religiose, ai musei, ai luoghi d’arte che potrebbero costituire un’attrazione. Il turismo balneare è solo un breve tratto del calendario annuale. Non possiamo dipendere soltanto da questo. Occorre uscire da questi stereotipi che limitano l’offerta. Taormina ha risorse per proporre un sistema diverso. Ci vuole una proposta culturale che diversifichi le opportunità. Noi non abbiamo le risorse per creare queste proposte ma possiamo favorirle con l’aiuto dei privati”.

Italo Mennella, presidente degli albergatori, punta molto sull’apertura del palacongressi e auspica, lo ha detto in un’intervista rilasciata a cronache di gusto, una co-gestione della struttura, comune-albergatori che proponga spettacoli invernali…
“Il palazzo dei congressi è un’opzione più che per gli spettacoli per l’organizzazione dei congressi. Gli alberghi non possono farcela da soli ad ospitare i grandi eventi congressuali. La sala congressi più grande del palacongressi ospita 900 posti. Per l’inverno è un’ottima opportunità. La partecipazione degli albergatori è obbligatoria. Senza gli alloggi non si possono organizzare congressi. Ma non penso ad una co-gestione. Credo ad una società che punti ad intercettare i congressi. Non dobbiamo aprire il palazzo ai congressi ma cercarli e portarli. Mi chiedo poi perché questa cogestione non sia stata fatta fino ad oggi. Ci sarà un motivo…”

Taormina Arte è la punta di diamante delle attività culturali di Taormina. La più antica. Ora che il sindaco della città metropolitana Cateno De Luca ha annunciato la sua decisione di uscire dalla fondazione cambia qualcosa?
“Taormina arte è stata un’istituzione fondamentale dal punto di vista turistico e culturale. E’ stata depotenziata fortemente rispetto agli anni '90 per problemi economici. Bisogna ricostruire il rapporto tra la città, il teatro antico e Taormina arte. Con il commissario Di Miceli i conti sono stati risanati. Se De Luca, con il quale ho ottimi rapporti, ha deciso di tirarsi fuori per motivi di bilancio, ne devo solo prendere atto. Non posso entrare nel merito. Qui invece il consiglio comunale ha deciso di conferire un immobile alla fondazione Taormina Arte come patrimonio e di dare impulso a Taormina arte. Il sindaco di Taormina sarà il presidente di Taormina arte”. 

Il turismo enogastronomico e manifestazioni come “Taormina Gourmet” possono diventare un valore aggiunto per Taormina?
“Ho seguito Taormina Gourmet da cittadino. Non c’è dubbio. Da una ventina d’anni c’è una fortissima attenzione a livello globale al cibo. Abbiamo maggiore consapevolezza del volerci cibare in modo corretto. Sono tutti interessati al cibo: poveri e ricchi. Tutti vogliono esplorare il monde dell’alimentazione. Del resto, l’approccio al pasto collettivo, ha trovato un posto importante in tutte le culture. Tutte le feste e le manifestazioni, dai matrimoni, ai funerali, finiscono con un pasto. Oggi un cuoco, una star della gastronomia, è più conosciuto di un calciatore e di un cantante. Sono fenomeni che dobbiamo cogliere. Intercettano un interesse diffuso. Quando mi sposto di mille chilometri come prima cosa cerco di scoprire come le persone mangiano alzando il coperchio della pentola e guardando cosa cucinano…”