L’idea era quella di creare un prodotto fortemente legato al territorio, una sfida che, numeri alla mano, a nove anni dalla commercializzazione della prima birra artigianale, gli imprenditori catanesi Delfio Faraci e Leo Biasi, possono dire di avere vinto.
Il loro Birrificio dell’Etna, che si trova in contrada Carruba a Riposto, nel catanese, registra una crescita media annua del 30 per cento e, oltre a quelli nazionali, ha già conquistato i mercati esteri di Florida, Canada, Svizzera, Danimarca e Lussemburgo.
Nato nel 2012 (ma entrato in produzione nel 2014) da una comune passione dei due fondatori per bionde e rosse e scure, il Birrificio dell’Etna lascia ben intendere, già dal nome, la mission aziendale: dare vita ad un progetto collegato al territorio, alla Sicilia e al suo vulcano, scegliendo di operare ai piedi dell’Etna, in luoghi in cui l’uomo, da millenni, sfida la natura ribelle.
Tutte le birre artigianali realizzate qui, infatti, hanno al loro interno qualcosa di siciliano: dal grano antico agli agrumi, dal mosto alla frutta secca. E non a caso i nomi scelti per le birre, sei nella linea premium, rimandano a miti greci e gesta eroiche: dalla più venduta Ulysses, una american pale ale con aggiunta di limoni di Sicilia, alla Polyphemus, italian grape ale caratterizzata dall’aggiunta di mosto d’uva di Nerello Mascalese, aromatica e versatile. E ancora la blonde ale Heracles con l’aggiunta di pistacchio verde di Bronte dop, che le dona un aroma complesso con sentori fruttati, floreali di rosa, speziato di chiodi di garofano e frutta secca. La blanche Juno, preparata con grano antico siciliano Perciasacchi e scorze d’arancia di Sicilia; la Prometheus, una imperial stout con sentori di frutta sotto spirito, cioccolato, melassa, liquirizia, rum, caffè e per la quale Faraci consiglia, tra l’altro, un abbinamento con le ostriche. Per finire con la Ephesto, una belgian dubbel con aggiunta di nocciole dell’Etna e una delicata speziatura.
Le birre portano la firma di Sara Provenzano, giovane mastra birraia, formatasi al Cerb di Perugia, il primo Centro di Ricerca sulla Birra nato in Italia.
La produzione lo scorso anno si è attestata intorno ai mille ettolitri “ma quest’anno puntiamo ai milleeduecento – dice Faraci – con una crescita graduale ma costante. Le nostre birre sono destinate tutte al settore Horeca, ad una fascia medio alta di hotel e ristoranti e siamo davvero molto soddisfatti di come sono accolte sul mercato”.
Tra gli obiettivi di un futuro prossimo per l’azienda – che intanto ha avuto una svolta green, con un impianto solare termico che permette di scaldare l’acqua per la sala cottura e un impianto fotovoltaico che l’ha resa autonoma anche per l’elettricità – la creazione di una birra artigianale con luppoli e malti italiani: “Ci lavoriamo già da un po’ – conclude Faraci – e dovremmo essere pronti per immetterla sul mercato in autunno”.
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