Bloccata la legge che equiparava l’agricoltura biologica e quella biodinamica.
E a bloccare l’iter legislativo, dopo l’ok della Camera, il ritorno del testo in Senato che è intervenuto dopo i dubbi del Colle. Il Quirinale, infatti, si è schierato al fianco degli scienziati per impedire l’equiparazione dell’agricoltura biodinamica a quella biologica. Nessun atto formale, ovviamente, da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella appena rieletto. Ma fonti parlamentari bene informate assicurano che ci sia stato un “suggerimento” arrivato dal Colle dietro la decisione, improvvisa, di rinviare l’approvazione della legge che prevede, tra le altre cose, l’istituzione di un marchio del biologico italiano e l’adozione di un piano nazionale per sostenere lo sviluppo del settore. Ma che precisa che tutte le misure di sostegno introdotte devono valere anche per i metodi di coltivazione equiparati al biologico, citando specificamente il biodinamico. La legge dunque era pronta per essere messa in votazione, con solo tre emendamenti presentati: due del deputato di +Europa Riccardo Magi, che chiedeva di eliminare il passaggio sull’equiparazione biologico-biodinamico, e una della Svp, una correzione formale sulla salvaguardia finanziaria.
“Su 630 deputati, dopo la mobilitazione della comunità scientifica e l’interessamento del presidente Mattarella, nessun altro si è sentito in dovere di sollevare la questione e chiedere una modifica”, dice Magi, che lo scorso luglio si era visto respingere gli stessi emendamenti in commissione Agricoltura ed era pronto ad assistere alla stessa scena in aula. “In pochi minuti potevano essere bocciati e la legge approvata – spiega –, invece è arrivato un rinvio”. Decisione della conferenza dei capigruppo, senza una motivazione ufficiale, ma da Montecitorio c’è chi racconta di una telefonata arrivata dal Quirinale: un invito a un “supplemento di riflessione” su una legge che “presenta elementi di complessità e suscita dubbi nella comunità scientifica”. Insomma, leggendo tra le righe: se la approvate così potrei non firmarla. E allora quei due emendamenti potrebbero rivelarsi a sorpresa la via d’uscita per eliminare la contestata equiparazione (rendendo, però, necessario un ulteriore passaggio al Senato per approvare la legge) ed evitare un clamoroso scontro con colui che, solo pochi giorni fa, in quella stessa aula è stato applaudito più di 50 volte.
C.d.G.