Lo ha decretato il Rapporto annuale del Sole 24 Ore: è Bergamo la città in cui si vive meglio in Italia, mentre all’ultimo posto compare Reggio Calabria.
Un balzo in avanti arrivato dopo gli anni neri del Covid, quando Bergamo, suo malgrado, è diventata la capitale italiana della pandemia. In tutto il mondo le vie della città sono state conosciute. Le immagini dei camioncini dell’esercito che trasportavano le bare hanno fatto il giro del globo intero. Eppure a distanza di quasi cinque anni Bergamo ottiene questo grande riscatto. “C’è stato un prima e un dopo, uno spartiacque”, ci racconta Giovanni Caldara, giornalista e critico enogastronomico, collaboratore di diverse Guide del Gambero Rosso. Lo abbiamo contattato per farci raccontare, come abbiamo fatto per Reggio Calabria con Giovanna Pizzi, cosa significa vivere nella città con la qualità della vita migliore d’Italia. Ma anche per capire quali sono le pecche, i lati negativi.
“Sicuramente il carattere dei bergamaschi, grandi lavoratori, ha dato una spinta fortissima per la rinascita, per orgoglio tutti volevano riemergere e portare risultati belli per la città”. I criteri presi in considerazione dal giornale economico sono ricchezza e consumi, affari e lavoro, giustizia e sicurezza, demografia e società, ambiente e servizi, cultura e tempo libero. Per Caldara è giusto parlare di “modello Bergamo”, che passa dal lavoro fino allo sport con l’Atalanta. “Anche chi non segue il calcio è orgoglioso della squadra. È un modello in attivo, una società che costruisce il proprio vivaio, alleva talenti e li rivende a un prezzo altissimo”. In questo ranking ha anche giocato un ruolo fondamentale l’aeroporto, a pochi chilometri dal centro e un buon compromesso anche per i milanesi.
Ma con Giovanni Caldara abbiamo anche voluto approfondire dal punto di vista gastronomico tutte le eccellenze di Bergamo e della provincia. La concentrazione di ristoranti stellati, infatti, è altissima. A partire dal tristellato Da Vittorio a Brusaporto: “A differenza di altre regioni e città d’Italia, a Bergamo non c’è un gran repertorio a livello tradizionale, ma una cucina povera. Cinquat’anni fa Vittorio ha portato il pesce di mare a livelli altissimi in un luogo in cui non c’era questa tradizione. Qui la gente si è rimboccata le maniche e ha portato la creatività a livelli altissimi”.
E poi c’è la Trattoria Visconti ad Ambivere, l’Osteria degli Assonica a Sorisole e ancora LoRo a Trescore Balneario, dove alla cucina stellata è stata affiancato un bistrot e una pizzeria.
“Ma veniamo alle pecche – continua Caldara – perché è bene dire anche cosa non va. A Bergamo città uno dei pochi ristoranti di rilievo è l’Osteria Tre Gobbi, il luogo più antico. Il livello è sceso come in quasi tutte le città anche a livello gastronomico soprattutto nel centro storico e nella parte alta, la più bella. I turisti sono aumentati a livello vertiginoso: c’è un rapporto di 220 turisti per ogni abitante e basti pensare che a Venezia la quota è 270. Oggi in centro chiudono botteghe storiche e aprono depositi bagagli. Questa è sicuramente una delle cose da sistemare, oltre all’inquinamento che è a livelli molto alti”.