La ripartenza. Il risveglio dell’export del vino anche in un Paese complesso come la Cina.
Come leggere alcuni dati molto favorevoli per l’Italia? Lo abbiamo chiesto a Silvana Ballotta che con l’azienda Business Strategies ha un punto di osservazione formidabile su quanto accade tra Pechino e Shangai (e non solo) grazie a un’attività incessante di sostegno per le aziende italiane e a numerose iniziative tra scuole e roadshow dedicate al vino italiano. “La quota di mercato dei vini Italiani in Cina – attacca subito Silvana Ballotta – è passata dal 5,93% del 2020 al 10,26% del primo semestre 2021. L’Italia si piazza al terzo posto tra i paesi maggiormente importati, dietro a Francia e Cile, con un prezzo medio dei vini importati di 4,97 dollari/litro”.
Vinitaly parla di risultati di crescita significativi. È realmente così?
“Possiamo dire che è parzialmente vero. L’Italia è uno dei paesi che ha beneficiato maggiormente dei dazi applicati all’Australia, ed è cresciuta in modo significativo. Ma dobbiamo guardare al mercato anche nel suo complesso. In generale, il mercato cinese del vino già da fine 2018 è entrato in una fase di aggiustamento. Gli effetti del covid 19 sull’economia cinese e sui consumi sono ancora visibili. Possiamo parlare di crescita della fetta di mercato italiana, ma la dimensione totale del mercato del vino cinese non è cresciuta in questo primo semestre 2021”.
Consigli alle aziende italiane per chi vuole cimentarsi?
“La Cina è un mercato complesso, frammentato, con pochi importatori strutturati e tanti importatori piccoli e non specializzati. La ricchezza e la diversità del patrimonio enologico italiano sono a volte interpretati come complessità o difficoltà da sormontare. Nel promuovere il vino italiano dobbiamo far leva sulla cultura italiana in generale, ricollegarlo a storie, luoghi, similitudini familiari ai cinesi, l’aspetto tecnico del vino viene in secondo piano. Al tempo stesso non possiamo dimenticare di educare i cinesi al vino italiano”.
Oltre al fatto che non puoi andare in Cina un anno e poi non curare il mercato. Giusto?
“Esatto. Proprio per la sua complessità la Cina è un paese che richiede un investimento continuativo, e un attenzione particolare alle tendenze e ai cambiamenti che avvengono al suo interno”.
Molte aziende sondano il mercato cinese in modo random. Può essere che si scoraggiano subito perché trovano troppe difficoltà?
“Come detto sopra è un paese che richiede un investimento continuativo, possibilmente con rappresentanze sul territorio. Non basta partecipare ad un evento o una fiera, altrimenti i risultati si limiteranno sempre a qualche vendita occasionale”.
Le iniziative di Business Strategies in Cina?
“Abbiamo un progetto che portiamo avanti tutto l’anno, la Taste Italy Wine Academy. Attraverso i nostri docenti organizziamo periodicamente corsi certificati di vino italiano in varie città della Cina. A fine anno abbiamo in programma il “Absolute Italy – Taste Italy China Tour” con l’organizzazione di masterclass in 8 città cinesi. Saranno masterclass a tema dedicate a 1 o 2 regioni italiane a volta, hanno aderito all’evento quasi 30 cantine italiane. Sarà un’occasione unica dove si parlerà anche di regioni meno conosciute ai cinesi come il Friuli e il Trentino”.
C.d.G.