di Giorgio Vaiana
Un “no” che vince di pochi voti. Ma che alla fine vince. E, visto che l’assemblea è sovrana (sono le parole dello stesso presidente Matteo Ascheri), il consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani non ha approvato la riserva vendemmiale 2020 per il Barbaresco.
Domani, alla stessa ora, e quindi intorno alle ore 18, si riuniranno i 300 soci del Barolo e decideranno se applicare o meno la riserva vendemmiale proprio per il Barolo stesso. Voci di corridoio fanno presagire un netto “no” alla proposta del Cda delconsorzio. “E’ stata un’assemblea partecipata e costruttiva – dice Ascheri – e alla fine il divario tra chi voleva la riserva vendemmiale e chi no è stato di soli 4 voti (84 i contrari, 80 i favorevoli, complessivamente i produttori del Barbaresco iscritti al consorzio sono 200). La riserva vendemmiale, secondo noi, era un elemento di flessibilità ed è un peccato che alla fine la proposta sia stata bocciata. Perché da un lato abbiamo una domanda dei nostri vini che non riusciamo a controllare e dall’altro lato, l’unica cosa che possiamo fare, è quello di governare l’offerta. Ma l’assemblea è sovrana”. Il Cda ha proposto all’assemblea una riserva vendemmiale per il 2020 del 10 per cento del vino prodotto. Numeri che si possono subito calcolare. Di Barbaresco, ogni anno, in media, ne vengono prodotte 4,5 milioni di bottiglie. Questo vuol dire che il vino di 450 mila bottiglie sarebbe rimasto in cantina in attesa di capire il mercato. E quindi, dopo tre anni, o imbottigliato come Barbaresco 2020, oppure declassato a Langhe o Nebbiolo.
“Come presidente posso dire di aver svolto bene il mio ruolo – dice Ascheri – Ho portato in assemblea tutte le proposte che erano state valutate dal Cda e non vi nascondo che per arrivare a questa decisione avevamo affrontato una strada lunga e tortuosa. Ora arriva la bocciatura, ma fa parte della dinamica democratica”. Domani la proposta della riserva vendemmiale sarà fatta anche ai soci produttori di Barolo (che sono 350). Ma qui i numeri sono diversi. Perché di Barolo, ogni anno, se ne producono all’incirca 14,5 milioni di bottiglie. Questo vuol dire che la riserva vendemmiale (che in questo caso sarà di 4 anni), dovrebbe essere su circa 1,4 milioni di bottiglie. Mentre per il Barbaresco sin dall’inizio si era intuito un equilibrio tra i sostenitori del “no” alla riserva vendemmiale e i “sì”, qui i contrari sembrano fin da subito in netta predeminanza. Ma ne sapremo di più domani.
La riserva vendemmiale pensata dal Cda del consorzio è stata stabilita solo sul 10 per cento delle uve raccolte. Le rese del consorzio sono ormai stabili da anni: 80 quintali per ettaro. Questo vuol dire che la riserva avrebbe inciso per 8 quintali per ettaro di uve raccolte. Del consorzio fanno parte 200 poduttori di Barbaresco e 350 produttori di Barolo per una superficie di 750 ettari per il Barbaresco (con la possibilità di impiantare 7 ettari l’anno per tre anni) e 2.200 ettari circa per il Barolo (con il blocco degli impianti per tre anni).