Con questo articolo di Sebastiano Torcivia, docente universitario di Wine management a Palermo e direttore di un master dedicato al settore vitivinicolo, avviamo la pubblicazione di alcuni focus dedicati ai bilanci di alcune cantine italiane, almeno quelle che tra numeri e performance rappresentano i simboli di una certa imprenditoria legata al vino. La prima puntata è dedicata all’azienda Milazzo di Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, una case history di tutto rispetto che ha pochi eguali in tutto il Sud Italia. Con quel vino bandiera che si chiama Bianco di Nera e molte altre etichette molto premiate in tutto il mondo che hanno fatto la fortuna di questa cantina.
Il caso aziendale che qui illustriamo presenta delle caratteristiche distintive molto particolari. Si tratta di un’azienda vitivinicola con sede a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, molto nota e diffusa nel panorama regionale, con una produzione di circa 900.000 bottiglie tra vini fermi, vini mossi e spumanti, metodo classico. La storia nasce intorno agli anni ’70 del secolo scorso, con circa venti ettari, è stata pioniera – iniziando sin dai primi anni ’80 – nell’introduzione dell’agricoltura biologica, sperimentando sin da subito, la spumantizzazione in Sicilia. Lavorazione manuale, viticoltura artigianale, sfruttamento ottimale del particolare clima e suolo sono gli elementi di forza condivisi ed attuati da sempre. La riprova di ciò è nell’elevatissimo numero di riconoscimenti internazionali ottenuti dall’azienda nei principali concorsi enologici. L’azienda ha conosciuto nel corso dell’ultimo decennio uno sviluppo importante, costante, con risultati reddituali e finanziari di tutto rispetto, che qui di seguito andiamo brevemente, ad analizzare.
Più in particolare, come può evincersi dall’esame della tabella che mette in evidenza i principali valori (fatturato, utili, indici, ecc.) degli ultimi dodici anni, si è assistito ad un incremento del fatturato che, in valore assoluto, è passato da euro 2.704.000 ad euro 8.517.000 (con punta nel 2021 di ben € 9.761.000) e quindi con incrementi percentuali, a partire dal 2012, per due anni di circa il 10%, a seguire, nel triennio successivo, con incrementi percentuali dal 20% al 30%, per poi assestarsi nel biennio successivo (2017-2018), a valori percentuali intorno al 10%. Gli ultimi anni (2020-2022) i valori non sono perfettamente comparabili e rappresentativi, causa avvento della pandemia che ha visto, nel 2020, ridurre il fatturato del 6,81%, per poi riprendersi, significativamente, nel 2021 con un + 28,07% ed un’ulteriore diminuzione, nel 2022, del 12,75%. È sul piano della redditività, tuttavia, che emergono valori estremamente positivi. L’azienda, sin dal 2011, ha sempre conseguito utili, dapprima, non elevati sino al 2014, per poi crescere significativamente dal 2015 in poi, per giungere, sin dal 2017 ad oggi, a valori che vanno dai € 1.716.000 del 2017 ai €. 2.120.000 del 2022, con una punta massima di quasi 3 milioni di euro nel 2021. È rilevante far notare che, pertanto, l’incidenza percentuale degli utili netti sul fatturato dal 2017 ad oggi abbia raggiunto valori elevatissimi e cioè dal 24,72% del 2017 al 27% circa degli anni 2018 e 2019, sino al valore massimo, nel periodo considerato del 30,65% del 2020 (e del 29,81% nel 2021), per attestarsi, nel 2022, al valore del 24,90%.