La questione “Asti Secco” dovrà essere gestita in modo da garantire che l’etichettatura della nuova tipologia di Asti non risulti in alcun modo evocativa della denominazione Prosecco.
Questo il risultato raggiunto in un incontro – favorito dal Presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro – svoltosi agli inizi del mese di ottobre, tra i vertici del Consorzio di tutela dell’Asti e del Prosecco, a seguito di una nota inviata da Sistema Prosecco alle autorità competenti. “La nostra preoccupazione – spiega Stefano Zanette, Presidente di Sistema Prosecco – è che l’iniziativa intrapresa da parte del Consorzio di tutela dell’Asti Docg, ingeneri confusione nel consumatore e incida negativamente nella nostra quotidiana lotta all’evocazione della nostra denominazione”.
Il Prosecco, oltre ad essere uno dei vini italiani maggiormente esportati, “rappresenta un nome noto presso il consumatore finale – prosegue Zanette – , in grado di indirizzare le scelte degli acquirenti italiani e internazionali. Questo fatto è confermato dalla crescente diffusione di fenomeni imitativi a livello nazionale, europeo ed internazionale, che vedono il termine “secco” declinato in modo tale da determinare evocazioni della Do Prosecco. Negli ultimi anni abbiamo operato intensamente per contrastare tale fenomeno. Grazie alla collaborazione con il Mipaaf stiamo cercando di definire un’importate azione coordinata e strategica di contrasto al fenomeno “secco”, in quanto, sulla scorta di recenti sentenze della Corte di Giustizia Europea, si ritiene possa essere reputato lesivo della Do Prosecco”.
Vale la pena evidenziare che, ad oggi, importanti risultati si sono ottenuti nei confronti di nomi quali “Rosecco” e “Brosecco”, depositati come marchi da parte di singole aziende e, non da ultimo, “abbiamo ottenuto il ritiro del marchio “Riosecco”, da parte di un’importante catena inglese, per un vino spumante brasiliano, presentato come “Il Prosecco delle olimpiadi di Rio” – ha detto Zanette -. Il caso dell’Asti Secco, così come presentato dagli organi di stampa, diventerebbe un pericoloso precedente in grado di mettere in discussione l’intera attività di tutela da noi svolta in collaborazione con le autorità preposte.
C.d.G.