(Stefano Faedo)
Arcole Doc: meno vitigno, più territorio. Questo in sintesi quanto emerso nel corso della recente assemblea dei soci che ha approvato le modifiche al disciplinare di produzione già presentate nei mesi scorsi in Regione Veneto.
Le modifiche approvate definiscono una nuova visione della denominazione soprattutto alla luce delle grandi novità introdotte nel territorio Veneto a seguito del riconoscimento della Doc Prosecco, della Doc Pinot Grigio e della modifica del disciplinare per la Doc Garda. Ne emerge una zona di produzione in cui si è deciso di puntare sulla caratterizzazione territoriale piuttosto che sulla varietà dei vitigni proposti. “La Doc Arcole – sottolinea Stefano Faedo, presidente del Consorzio di Tutela – ha oggi la necessità di rivedere tutto l’impianto delle regole produttive, non solo in funzione della forte crescita dei vigneti passati in pochi anni da 2.500 ettari ai quasi 5.000 di oggi, ma anche in funzione di una semplificazione e caratterizzazione della denominazione. Proprio alla luce dell’evoluzione varietale crediamo opportuno snellire il sistema articolato delle tipologie proposte puntando sulla denominazione, rinunciando a tutta una serie di tipologie legate al vitigno che nel corso di questi primi 15 anni non sono stati sufficientemente utilizzate e valorizzate. Per questo l’idea che proponiamo è di concentrare la denominazione su 3 tipologie tese a valorizzare i vitigni a bacca bianca presenti sul territorio con l’Arcole Bianco, l’Arcole Pinot Grigio e l’Arcole Chardonnay e di semplificare in 4 tipologie i vini provenienti dai vitigni a bacca rossa in Arcole rosato, Arcole rosso, Arcole Nero ed Arcole Merlot». Il Nuovo disciplinare di produzione verrà applicato già a partire dalla vendemmia 2018”.
Per quanto concerne invece la stagione vendemmiale 2017, a fronte di numerosi eventi metereologici impattanti quali la gelata di aprile e l’estrema siccità di questa estate, nell’insieme le uve presentano una qualità mediamente buona. Le gelate di metà primavera hanno infatti colpito a macchia di leopardo e questo ha condizionato in parte alcune varietà precoci, come il pinot grigio che, complice anche le alte temperature del mese di agosto, ha anticipato la maturazione e quindi la vendemmia. Sui valori organolettici, si prevede una diminuzione dell’acidità a causa del calore che ha parzialmente ridotto il contenuto malico delle uve, ma un grado zuccherino nella norma e in alcuni casi superiore, che favorisce principalmente le varietà a bacca rossa con vini più morbidi e rotondi. Inoltre l’escursione termica della seconda decade di agosto ha permesso di recuperare alcuni valori, ottimizzando così la maturazione. “Dagli ultimi rilievi – conclude il presidente – si evince che le uve sono comunque in uno stato fitosanitario ottimale in quanto la stagione, seppur bizzarra dal punto di vista climatico, non ha permesso lo sviluppo di alcune criticità tipiche come la peronospora e lo oidio. Sono stati infine limitati i danni da scottatura grazie ad una avveduta gestione della parete fogliare”.
C.d.G.