“Il cambiamento climatico è una realtà e condizionerà la produzione è innegabile, ma caparbietà è la parola chiave dei nostri agricoltori e grazie a questa innata ostinazione le arance rosse di Sicilia manterranno il posizionamento sui mercati confermando l’agrumicoltura tra i pilastri portanti dell’export della nostra regione”. Gerardo Diana presidente del consorzio arancia Rossa Igp, reduce dal successo delle vetrine internazionali come la “Fruit Logistica” di Berlino è ottimista. “Non abbiamo più stagioni certe e definite, gli eventi atmosferici si alternano in rapida successione e la mancanza d’acqua, della quale le coltivazioni già soffrono e che potrebbe peggiorare in estate con gli invasi quasi vuoti, porterà ad una maggiore quantità di prodotto di calibro più piccolo e con una minore pigmentazione anche se possiamo dire con certezza che la qualità organolettica, le proprietà, il gusto ed il sapore non ne risentiranno in alcun modo”.
“Il mercato dell’arancia rossa Igp Sicilia – continua – va comunque a gonfie vele. Il 40 per cento delle 28.000 tonnellate di arance prodotte dai 5.500 associati al consorzio, sui 6.500 ettari di coltivazioni in 32 comuni tra le province di Catania, Siracusa ed Enna arrivano oltre confine. La restante parte copre il mercato interno e la trasformazione, che destagionalizza il prodotto consentendo di farlo arrivare in tavola per 12 mesi l’anno sotto forma di succhi, prodotti dolciari e liquori. E’ innegabile la necessità di interventi certi che risolvano il problema della mancanza idrica che quest’anno ha inciso solo parzialmente sulla produzione. E’ il momento di intervenire a partire dall’efficientamento di condotte ed invasi – aggiunge Diana – migliorando il sistema di irrigazione attraverso una più razionale raccolta ed utilizzazione delle acque piovane, ma in vista di una annunciata tropicalizzazione del clima la ricerca deve fare la sua parte”.
“Diciamo che attualmente la situazione è critica, ma senza adeguati interventi potrebbe diventare drammatica – fa eco Alessandra Gentile docente di arboricoltura all’università di Catania – Il problema delle alte temperature riguarda tutte le produzioni agricole siciliane ma, mentre nell’agrumicoltura la conseguenza immediata è quella di una minore calibratura, in alcune coltivazioni il rischio è il blocco. Ci sono specie fruttifere che hanno bisogno di attraversare un periodo di freddo in assenza del quale non avviene ne la fioritura, ne l’autoimpollinazione che ha bisogno di temperature standard. Il rischio per piante come albicocco, ciliegio, mandorlo è il crollo di produzione. C’è poi il problema degli agenti patogeni che prima non si ambientavano ma adesso trovano un clima favorevole. La ricerca sta facendo la sua parte a partire dalla creazione di portainnesti capaci di nutrire i frutti anche con ridotte quantità di acqua, e lo sviluppo della ricerca sensoristica che grazie a centraline meteo con sensori per monitoraggio dei principali parametri ambientali, per la misura precisa ed automatica di fusti e frutti mette a punto mezzi diagnostici, strategie e tecniche di difesa sostenibili. Stiamo lavorando inoltre alla ricerca di genotipi da frutto resistenti – conclude – soprattutto in vista di nuovi virus”. E nel caso la ricerca non arrivi in tempo il presidente del consorzio Igp arancia rossa Gerardo Diana suggerisce la soluzione drastica: “Blocchiamo le importazioni dai paesi in cui il Citrus greening, la più grave emergenza fitosanitaria che minaccia l’agrumicoltura mondiale, ha già distrutto milioni di piante. L’arancia rossa di Sicilia Igp è un brand prezioso che va difeso a qualunque costo”.