(Gian Marco Centinaio, Olga Bussinello e Andrea Sartori)
Bene il mercato interno, in forte crescita l'enoturismo, in pausa congiunturale l'export. È il risultato 2018 per l'Amarone, fotografato dall'Osservatorio vini della Valpolicella di Nomisma Wine Monitor per l'Anteprima dell'annata 2015, inaugurata a Verona dal ministro Gian Marco Centinaio che si concluderà oggi.
Buona la performance sul mercato italiano, dove le vendite hanno fatto segnare un +4% a valore grazie in particolare alla crescita della domanda presso horeca ed enoteche. Altro fattore premiante è la vendita diretta nelle aziende, generata anche da un enoturismo sul territorio sempre più dinamico. Secondo i dati del Sistema Statistico Regionale – Regione Veneto – elaborati da Nomisma Wine Monitor, le presenze in Valpolicella (Verona esclusa) sono cresciute nel triennio 2015-2017 del 21%: il doppio rispetto alla media complessiva regionale e il 50% in più del pur importante incremento della città scaligera. Complessivamente, nel solo 2017 gli enoturisti nella terra dell'Amarone sono stati circa 300mila, a fronte di quasi 115mila arrivi.
Per quanto riguarda il mercato, il re della Valpolicella chiude il 2018 con un giro d'affari di 334 milioni di euro e un saldo complessivo negativo del 6% sul 2017 a causa della frenata sul commercio estero in alcuni Paesi chiave e per effetto, tra l'altro, della povera annata 2014 (-4,6% l'imbottigliato). Un saldo che risente della cattiva performance in Germania (-40%), dove però si è scontato l'exploit del 2017 (+45%) e una conseguente eccedenza di scorte di prodotto. E se Cina e Giappone danno segnali di crescita interessanti pur con una quota di mercato ancora emergente (5%), l'Amarone vola nel Regno Unito in prossimità della Brexit con un +15% a valore. Bene anche gli Usa, secondo mercato estero con + 3%, mentre le vendite calano in Svizzera (-5%), Canada (-4%) e Svezia (-6%). Per il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Andrea Sartori: “Dopo anni di crescita l'Amarone ha registrato, al pari degli altri vini fermi italiani, una difficoltà congiunturale su alcuni mercati tradizionali e maturi, ma allo stesso tempo raccoglie segnali interessanti in Paesi che rappresentano il futuro della denominazione, Asia in primis. Diversamente da altri premium competitor internazionali, la nostra è un'economia ancora giovane e il processo di crescita passa anche da queste fasi di riflessione”. Complessivamente la Germania rimane la prima destinazione con una quota di mercato del 16%, tallonata ora dagli Usa (15%) e dalla Svizzera (12%). Poi Regno Unito (11%) e Svezia. In totale l'export per l'Amarone vale il 65% delle vendite
“Per troppi anni il made in italy è stato promosso dal sistema Italia in modo disarticolato. Diversamente da altri nostri competitor che, sui mercati internazionali, si presentano sotto un'unica bandiera. Questo è ciò che manca al vino e ad altri settori: la riconoscibilità del brand Italia. Con questa consapevolezza abbiamo già fatto una serie di incontri con i rappresentanti degli altri ministeri interessati e in questo momento il sottosegretario Geraci sta seguendo più di tutti lo sviluppo della promozione del nostro Paese all'estero”. Così il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio intervenendo in apertura della giornata inaugurale di Anteprima Amarone. “L'Amarone è l'eccellenza dell'enogastronomia italiana in giro per il mondo – ha proseguito il ministro – e in Cina, dove non siamo ancora veramente partiti, questo vino potrebbe rappresentare perfettamente il gusto del suo consumatore medio. Ma il problema grosso è come andiamo a promuoverci: abbiamo troppe voci una diversa dall'altra. Nel vino, abbiamo un brand, come Vinitaly, riconosciuto in tutto il mondo che potrebbe diventare la sintesi a favore della promozione. L'auspicio è quello e io sono ottimista”.
La centralità di Verona in campo agroalimentare ed enogastronomico sottolineata dal ministro Centinaio è stata ribadita anche dal presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, Andrea Sartori: “Penso che Verona possa essere considerata la città italiana del vino perché concentra tutti gli asset di una filiera che va dalla produzione fino al turismo. Per questo -ha concluso Sartori – abbiamo l'ambizione di candidarci ad essere il riferimento dell'enoturismo in Italia. Serve un salto di qualità e il lavoro di tutti, a partire dalla messa in rete tra produttori, agenzie turistiche e aree a forte concentrazione ricettiva, come il Lago di Garda che conta 13 milioni di presenze l'anno”. Per quanto riguarda l'Amarone: per il presidente Sartori: “Il 2015 è stata una grande annata, una di quelle da ricordare. Quindi tutto bene per la denominazione che conta su una redditività importante e un rinnovamento generazionale, ma c'è ancora moltissimo da fare a partire dall'export e sui mercati asiatici”.
C.d.G.