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Scenari

Amarone Opera Prima, edizione del centenario da record: “Valpolicella grande realtà”

03 Febbraio 2025
Christian Marchesini Christian Marchesini

Amarone Opera Prima, l’edizione del centenario del Consorzio Vini Valpolicella in occasione della presentazione del vintage 2020 del Re dei Rossi veneti, va in archivio registrando numeri da record: 78 aziende della denominazione ai banchi di degustazione, oltre 400 operatori del settore, 1.500 winelover e 106 giornalisti da 26 Paesi. Per il presidente del Consorzio Vini Valpolicella, Christian Marchesini: “Il successo di questa edizione, la più partecipata di sempre, conferma la centralità della Valpolicella nel panorama vitivinicolo internazionale e, al contempo il ruolo Consorzio costantemente impegnato nella gestione, promozione e tutela dei vini del territorio. In uno scenario complesso e ricco di sfide come quello attuale, la crescita delle aziende nel Consorzio e all’evento è un segnale di un nuovo capitolo per la Valpolicella che guarda coesa al futuro”.

Tra le iniziative principali di questa edizione record, le masterclass dedicate al posizionamento del fine wine nella ristorazione internazionale e alle decadi di storia della denominazione, il pranzo stellato per il centenario del Consorzio in cui l’Amarone ha dimostrato ancora una volta la sua straordinaria versatilità e longevità, oltre allo spettacolo firmato da Andrea Pennacchi. Mentre il focus dell’Osservatorio del vino Uiv ha evidenziato i futuri percorsi di promozione del vino icona della Valpolicella.

I numeri di quest'anno del consorzio

“I tre vini della Valpolicella riflettono i differenti gusti lungo tutto l’arco di una vita, e questo è probabilmente un unicum tra le denominazioni italiane. L’Amarone (ma anche il Recioto) per i consumatori maturi, il Ripasso per i millennials, il Valpolicella – un vino contemporaneo che non a caso Milo Manara interpretava con una donna – per i giovani”, dice Marchesini. Al convegno di apertura, il focus è però più sul futuro rispetto a un passato che, ricorda ancora Marchesini “ci ha regalato tanti valori intangibili – identitari e di immagine – ma anche benessere per tutta la comunità, se pensiamo che nell’ultimo quarto di secolo il solo valore fondiario dei terreni vitati è cresciuto del 133% a fronte un’estensione dei vigneti del 65%. Se all’asset vigna aggiungiamo quello della cantina, il valore attuale della nostra denominazione arriva a circa 6 miliardi di euro”.

In primo piano il mercato, nell’analisi dell’Osservatorio Uiv (Unione italiana vini). Per il re della Valpolicella il 2024 chiude a -2% sull’anno precedente ma con un recupero del 9% nel secondo semestre. Un rimbalzo significativo, se si considerano le difficoltà di quasi tutte le principali denominazioni rosse del pianeta, ma ancora leggero per uscire dalla complessità del periodo. Secondo l’analisi voluta dal Consorzio, il nuovo secolo della denominazione – e del suo vino di punta – deve concentrarsi su una maggior segmentazione, e cioè spesso preparando tre valigie per altrettante destinazioni di mercato diverse, oppure – e in questo caso sempre – individuando target, posizionamenti e toni differenti con cui dialogare. In particolare, l’Amarone non dovrà snaturare se stesso ma avere ben chiari i propri obiettivi di posizionamento di vino icona, presso un pubblico principalmente composto da consumatori in età matura e un reddito saldamente superiore ai 100 mila dollari (negli Usa i baby-boomers sono il 40% dei wine drinkers, con gli alto-spendenti che salgono al 53%). Un identikit che dalla storica roccaforte nordeuropea (cui è riservato il 50% del mercato estero) deve crescere negli Stati Uniti, dove prevale nella East Coast (da NY alla Florida), ma che vale anche in Giappone o in Cina, dove già l’Amarone vanta una quota molto alta sul totale del proprio export (10%). Un target, infine, più di altri incline ad ascoltare il racconto che sta dietro alla produzione dei vini simbolo e – non un fattore secondario – più propenso a viaggiare e a conoscere un territorio di produzione il cui prezioso alleato dovrà essere Verona e il suo brand universale. “In sintesi – secondo il responsabile dell’Osservatorio Uiv, Carlo Flamini – l’Amarone dovrà proporre al mondo un proprio ‘cocktail’, fatto di aree produttive e diverse vallate, del brand Verona, di stile e coerenza per un metodo atto a divenire esso stesso espressione di territorio”.