Mira dritto al sodo il presidente del consorzio dei vini Valpolicella Andrea Sartori.
“Siamo molto preoccpuati”, dice. E il motivo è che sempre più di frequente c’è una corsa al ribasso per vendere bottiglie di Amarone e Ripasso. Ormai avvistati in numerosi punti vendita a poco più di 7 euro il primo e 4,50 il secondo. “Siamo preoccupati per l’infittirsi di politiche e atteggiamenti commerciali aggressivi che coinvolgono la nostra denominazione – dice Sartori – Per questo non possiamo che biasimare ogni palese tentativo di svilimento del valore delle nostre produzioni oltre la soglia di sostenibilità, in una filiera che fa della qualità e della durevolezza i propri punti di forza”. Il consorzio della Valpolicella conta oltre 2.200 soci produttori e oltre 270 aziende imbottigliatrici su una superficie di vitata di 8.300 ettari e coinvolge 19 comuni del comprensorio della Valpolicella per una produzione che lo scorso anno ha superato quota 64 milioni di bottiglie (18,6 milioni per Valpolicella, 30 per Ripasso e 15,4 milioni per Amarone e Recioto) e un giro d’affari, in crescita, di oltre 600 milioni di euro. “In una fase congiunturale molto delicata per i vini di alta fascia – continua Sartori – siamo concentrati a mantenere sani i fondamentali della denominazione: giacenze e prezzo medio per l’Amarone si mantengono sotto la linea di allarme e sui valori dello scorso anno, inoltre l’assemblea ha adottato dei provvedimenti di tutela per l’intera filiera, anche in vista della prossima vendemmia. Ora, l’atteggiamento di pochi rischia di provocare una reazione a catena in cui a pagarne le spese sarà tutta la denominazione e, a lungo andare, anche i consumatori”. Stabilità confermata anche dai dati di Cantina Italia (Icqrf), secondo cui al 1° luglio 2020 le giacenze di Amarone si mantengono sui livelli dello scorso anno (-0,4%).
C.d.G.