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Scenari

Allergie alimentari, in Italia ne soffrono 2 milioni di persone. La nocciola la più “pericolosa”

13 Aprile 2017
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di Maria Giulia Franco

Oltre 2 milioni di italiani, pari al 3,5% della popolazione generale, sono allergici ai cibi: l'alimento più allergizzante negli adulti, dicono i medici, è la nocciola (26%), seguita dalla verdura (14%), frutta fresca, soprattutto pesche e albicocche (12%), crostacei (10%), pesce (7%), legumi (6%), semi (6%), grano (5%). 

Gli under 18 che soffrono di allergie alimentari sono 570 mila: 270 mila bimbi tra 0 e 5 anni; 180 mila tra 5 e 10 anni e 120 mila tra 10 e 18 anni. Dei 270 mila bimbi con meno di 5 anni che soffrono di allergie alimentari, 5.000 sono a rischio di reazioni allergiche gravi che possono costar loro anche la vita ed una reazione allergica grave su tre avviene a scuola. L'allergia alimentare più frequente nei bambini tra 0 e 5 anni è quella al latte vaccino (seguita da quella alle uova): non lo tollerano oltre 100 mila bimbi, costretti a ricorrere a latti speciali con una spesa complessiva per le famiglie di oltre 50 milioni di euro all'anno. In Italia i latti speciali per allergici sono rimborsati solo in Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. Altrove sono totalmente a carico delle famiglie.

Gli allergologi avvertono, inoltre, come solo un under-18 su 1.000 porti con sé la “penna” salvavita con adrenalina autoiniettabile in caso di forte reazione allergica. Si stima che nel nostro Paese siano circa 40 ogni anno (200 negli Stati Uniti) i morti per grave reazione allergica (shock anafilattico), molti dei quali non riconosciuti come allergici. Allergia deriva da due parole greche: allos che significa “diverso”, ergon che significa “effetto”. La combinazione lessicale fa riferimento alla reattività spontanea ed esagerata dell'organismo del soggetto allergico a particolari sostanze, che risultano invece innocue nell'80% della popolazione. I termini ipersensibilità ed allergia sono comunemente usati come sinonimi.  Per accertarsi della reazione a un alimento piuttosto che a un altro esistono i cosiddetti test alimentari di provocazione che consistono nell'ingestione del cibo sospetto e vengono eseguiti quando i sintomi che si presentano regolarmente sono in relazione con alcuni cibi e additivi alimentari.