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Scenari

A Ustica c’è chi ha fatto sistema con gli ortaggi, la storia di Domenico Palmisano

18 Giugno 2014
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Non c’è giorno dell’anno in cui salta il giro dei clienti.

Opera in totale autonomia. Piomba nelle cucine senza preavviso. Apre i frigoriferi. Fa un check delle dispensa. Annota tutto accuratamente. Poi qualche scambio di battuta, un congedo veloce e scompare.  Ma non per molto. Qualche giro di lancetta e si materializza nuovamente sull’uscio, questa volta con le nuove scorte: casse di ortaggi freschi, di stagione, ancora carichi del profumo della terra, sodi e dai colori vibranti, tutte sue creature.

Domenico Palmisano,  chiamato da tutti “Il Mollo” per la sua andatura, si dà da fare in questo modo, offrendo un servizio più che completo alla new generation dei ristoratori di Ustica. Il soprannome se da un lato è un 'inciuria', come si dice da questa parti, affettuosa, gli conferisce dall'altro l'aura da simpatico eroe dei racconti. In effetti, Domenico entra di diritto nella lista degli eroi di questi tempi. Riportiamo la sua storia perché vale come case history per dimostrare come di agricoltura si possa vivere eccome, anche se si tratta di coltivare ortaggi su una zolla di terra in mezzo al mare il cui ingombro è di 8 chilometri quadrati. È un’attività che ripaga e in tempi pure brevi. Anzi, cresce, dà reddito e, cosa non scontata oggi, per molti una chimera, dà prospettive.

L’azienda l’ha aperta solo due anni fa: due ettari in contrada Tramontana, nella parte più a nord dell'isola. La gestisce insieme alla moglie Rosaria, palermitana naturalizzata usticese. Domenico, in verità, da sempre si dedica agli ortaggi.  E’ figlio d’arte. Già a quattro anni badava agli animali che lavoravano in campagna e da adolescente la giornata la cominciava alle 5 del mattino seguendo papà Nino nell'orto. La fatica gli ha fatto da scuola di vita. Una prassi per chi è cresciuto curvo sul terreno con le mani piene di calli e la pelle bruciata dal sole. L’ottica di sistema è stata invece l’intuizione che lo ha portato, poi, ad organizzare in modo più imprenditoriale il mestiere. “Il mio obiettivo era incoraggiare  i ristoratori dell’isola a ritornare a cucinare con la frutta e la verdura del luogo, a rispettare il ciclo delle stagioni e ho pensato che potevo farlo offrendo un'assistenza costante, da partner, che andasse oltre la semplice fornitura. Praticamente, mi curo delle loro dispense”. Immaginando questo mondo talmente ridimensionato, è difficile credere che le materie prime utilizzate non siano a centimetro zero, eppure sono tante le terre che ad Ustica non vengono coltivate più. L' isola agricola non si autosostenta. Quei pochi agricoltori rimasti, come Domenico, si ritrovano a dover fronteggiare, con i gli esigui strumenti che hanno, il mercato globale, i prezzi stracciati della concorrenza, la disponibilità di qualsiasi varietà tutto l'anno, lo stato delle cose che vivono tutti gli altri piccoli contadini a qualsiasi latitudine. “Oggi si preferisce acquistare a Palermo o in altre città e ordinare via catalogo – ci dice -. Per risparmiare solo 30, 40 centesimi. E spesso di questi prodotti non si conosce l’origine e il metodo di coltivazione. Qui, invece, crescono ortaggi che hanno un altro sapore. Fa tutto il terreno, che è ricchissimo. Vantiamo varietà che altrove non si trovano, come la nostra melanzana. Possiamo garantire la qualità con il nostro lavoro. Vorrei tanto che altri, e soprattutto i ragazzi, credano nell’agricoltura e creino progetti come il mio facendo rete, in modo che si possa offrire al turista e ai residenti una cucina al cento per cento usticese, come avveniva nel passato”. 

Anche Domenico batte il chiodo della tipicità, l’unico bollino che per lui marca la vera cucina di qualità.“Con i ristoratori che hanno sposato la mia idea ho instaurato un bellissimo rapporto. Facciamo tutti squadra. La carta vincente è il sostegno reciproco. Non è una cosa rivoluzionaria, però è un meccanismo virtuoso che mi consente di pagare le bollette, di mettere i soldi da parte, di concedermi qualche piacere. Non vivo nel lusso ma vivo bene”. Domenico è un contadino felice, che crede nel sistema per dare un futuro al proprio territorio, fa anche parte dell’associazione Visit Ustica, nata per promuovere Ustica e le sue risorse attraverso una unica vetrina che ingloba strutture ricettive e ristoranti, e organizza e propone iniziative ricreative.

E poi, non si limita alla coltivazione degli ortaggi. Domenico sta creando un vivaio. “Voglio stimolare il ritorno alla terra, invogliare la gente a coltivare, un modo per preservare gli ortaggi dell'isola. Chissà magari qualche giovane si appassiona”. E al futuro di una giovanissima, sua figlia Flavia di sei anni, pensa ogni giorno. “Le auguro di continuare la strada tracciata dal nonno e da me. Sarei contentissimo e orgoglioso di lei se scegliesse un domani di dedicarsi all'agricoltura senza tralasciare lo studio”. 

Manuela Laiacona