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Scenari

A rischio d’estinzione gli animali della fattoria. Coldiretti: “Allarme per 130 razze”

06 Febbraio 2014
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E’ allarme per la sopravvivenza delle Fattorie italiane.

A causa della crisi nel 2013 la Fattoria Italia ha perso in un anno dieci milioni di animali. E’ stata la Coldiretti a lanciare l’allarme in occasione dell’apertura della Fieragricola di Verona dove è stato presentato il primo dossier sulla scomparsa degli animali dalle stalle italiane. Stalle, pollai e ovili si sono, infatti, letteralmente svuotati. Mancano all’appello sette milioni di polli e galline, settecentocinquantamila tacchini, settecentomila conigli e circa mezzo milione tra faraone, oche e d anatre. Per non contare gli animali più grandi. La manifestazione arca di Noe, in corso in questi giorni, in collaborazione con  Italialleva (Associazione italiana allevatori)  rischia di essere così l’ultima occasione per conoscere dal vivo le razze più rare e curiose  in via d’estinzione.

Sotto accusa per la Coldiretti è la mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori che favorisce la concorrenza sleale di latte e carne.  Attualmente, infatti, in Italia si legge in una nota della Coldiretti non è obbligatorio indicare la provenienza del latte in vendita a lunga conservazione. Questa mancanza di chiarezza nell’etichetta sulla reale origine colpisce anche la carne di coniglio, di pecora, capra o di maiale. Ne deriva da ciò la concorrenza sleale ai prodotti della norcineria nazionale dal culatello di Zibello al prosciutto di San Daniele o di Parma danneggiati dalle importazioni di carne dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità. Ecco i numeri: cinquantasette milioni di cosce di maiali sono state importate dall’estero destinate ad essere stagionate o cotte per essere servite come prosciutto italiano a fronte di una produzione nazionale di 24,5 milioni nel 2012. “Chiediamo” ha dichiarato Roberto Moncalvo, Presidente della Coldiretti “la piena attuazione della legge sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti come richiesto peraltro dalla recente mozione approvata dall’Aula della Camera sull’etichettatura dei prodotti alimentari all’inizio dell’anno”. 

A rischio non soltanto la biodiversità dove sono minacciate ben centotrenta razze allevate tra cui l’asino romagnolo (soltanto 570 esemplari impiegati nella produzione di latte ad uso pediatrico e per l’onoterapia) e la capra Girgentana (appena 400 capi per la produzione di latte destinato alla Tuma ammucchiata)  ma anche un importante comparto economico italiano che vale 17,3 miliardi e che rappresenta il 35% dell’intera agricoltura nazionale. La dipendenza dall’estero ha raggiunto delle cifre che non possono lasciare indifferenti: l’Italia oggi importa il 42% del latte che consuma, il 40% della carne di maiale, il 30% di quella ovicaprina e il 10% di quella di coniglio. “Ma” conclude la Coldiretti “ ad essere importati sono anche i semilavorati come le cagliate, la polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre, all’insaputa del consumatore, formaggi di fatto senza latte”.

Rosa Russo