Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 70 del 17/07/2008

>> Caro-prezzi, cambia il menu degli italiani

16 Luglio 2008

Caro-prezzi,

cambia il menu degli italiani

Carrelli della spesa piu’ vuoti e file meno affollate nella casse dei supemercati. E’ l’effetto inflazione. Gli acquisti di prodotti alimentari sono inchiodati a 466 euro al mese. I consumatori fanno ricorso sempre piu’ spesso ricorso a prodotti low cost, ai discount e agli acquisti dal contadino. Secondo i dati dell’ci Istat, e’ questa la ‘strategia generalizzata di contenimento della spesa’ adottata nel 2007 da un terzo delle famiglie italiane (il 50% al Sud) per arrivare a fine mese. Fra le voci di spesa ridotte (vestiti, libri, riviste, arredamento) l’alimentazione e’ fra i comparti piu’ colpiti, con effetti concreti sul menu sempre piu’ frugale per quantita’ e costi. La quota di famiglie che nel 2007 dice di aver limitato l’acquisto o scelto prodotti alimentari di qualita’ inferiore supera il 30% (al Sud sono il 50%). In particolare si risparmia sulla carne (lo fa il 45,3% delle famiglie italiane, 55% al Sud), sul pesce (47,4%; 59% al Sud), sulla frutta (43,2%), sulla pasta (38,5%), e sul pane (33,2%). Aumenta la percentuale di famiglie che acquista generi alimentari presso gli hard-discount (dall’8,6% al 9,7%) anche se il supermercato rimane il luogo di acquisto prevalente (67,8%) dove peraltro, sottolinea Federdistribuzione, si moltiplicano le offerte speciali e i prodotti private label (cioe’ con il marchio del distributore) a prezzi piu’ convenienti. Nel tentativo di continuare a nutrirsi in modo soddisfacente, spendendo meno a dispetto dei prezzi in salita, il 75% degli italiani (3 su 4) punta sulla gastronomia creativa cambiando menu. Lo sottolinea un’indagine di Coldiretti-Swg secondo la quale le famiglie continuano a comprare carne ma, nelle scelte d’acquisto, ora preferiscono l’economico pollo (+3,8%), cercano proteine nelle uova (+4,2%), pur non rinunciando all’acqua minerale (+1,6%). In compenso rinunciano al pane (-6,3%), alle verdure (-4,2%), al vino (-4,6%), alla pasta (-2,6%). Altra soluzione poi e’ far la spesa dai contadini: prezzi bassi (si puo’ risparmiare fino al 40%) e qualita’ garantita. Nel 2007 – fa sapere la Cia – la percentuale degli italiani che hanno comprato in campagna e’ aumentata di oltre il 15% rispetto all’anno precedente e si calcola che oltre 3,5 milioni di persone, ripetutamente nell’arco dei dodici mesi, abbiano fatto la spesa in fattoria, un po’ come facevano le nonne alle prese con le tessere annonarie durante l’ultima guerra. Per il latte poi si risparmia comprandolo ‘alla spina’ da uno dei 700 distributori diffusi in tutta Italia dove il prezzo e’ fermo a 1 euro al litro. Di fronte a questo quadro, che ormai non cambia da diverso tempo, le industrie alimentari rappresentati da Federalimentare sono ”preoccupate” in particolare ”per questa tendenza low cost”. ”Che premia – sottolinea il direttore generale Daniele Rossi – esclusivamente il prezzo piuttosto che la marca, il contenuto di servizio, la naturalita’ e la freschezza del prodotto”. Federalimentare chiede quindi al governo ”una politica fiscale che favorisca i nuclei familiari e garantiscono un reddito disponibile maggiore per stimolare nuovi consumi”.

Ed a dimostrazione di questi dati e’ in forte crescita – sottolinea Coldiretti – il fenomeno della spesa fatta direttamente nell’ orto delle aziende agricole, che fa risparmiare fino al 30% mettendo in busta insalate, finocchi e zucchine raccolti con le proprie mani, a garanzia di sicura qualita’. Ma per chi vuole acquistare prodotti freschi direttamente dal produttore, senza fare la fatica di raccoglierli, sul sito www.campagnamica.it c’e’ il motore di ricerca ‘fattorie e cantine’ dove si indicano per singolo comune le aziende agricole dove e’ possibile fare la spesa, con quasi diecimila indirizzi disponibili. In molte grandi e piccole citta’ si stanno inoltre diffondendo i ‘farmers market’, i cosiddetti mercati esclusivi degli agricoltori, molto diffusi negli Usa, dedicati alla vendita diretta dei prodotti. Anche la vendita diretta nei porti del pesce sbarcato dai pescherecci consente risparmi di grande sostanza, con la possibilita’ inoltre di fare abbuffata a pochi euro di risotti alla marinara e frittura di paranza grazie all’iniziativa di alcune marinerie di impiantare sulla stessa banchina dove si vende il pesce delle cucine dove si preparano piatti gustosi con il pesce rimasto invenduto all’asta. Con 10-15 euro – spiega Federcoopesca – al porto di Terracina (ma anche a Orbetello e altri porti adriatici) si mangia un primo, secondo e contorno a base di pesce. Davanti alle barche del porto si servono anche 500-600 coperti al giorno. Le pietanze possono essere inoltre portate vie in comode vaschette da consumare a casa . Per chi vuole poi una colazione non indigesta sul piano del portafogli conviene approfittare del latte fresco alla spina che puo’ essere acquistato a prezzi variabili tra un euro ed un euro e venti (per il biologico), mentre sugli scaffali il latte fresco e’ venduto attorno a 1,6 euro al litro. Ma per risparmiare vale anche la pena di approfittare – segnala Coldiretti – dell’apertura dei mercati all’ingrosso ai privati cittadini, prevista dalla legge in orari determinati che consente risparmi con acquisti a collo (cassetta o altro) e di usufruire di eventuali ‘saldi last-minute’. Adottando infine un maiale a distanza, secondo quanto propone l’agricoltore calabrese Giuseppe Riggio, con appena 45 euro al mese, e per un percorso massimo di vita del suino di dieci mesi, ci si garantisce salumi e carne fresca in quantita’ che ricoprono abbondantemente il costo.

Elena Mancuso