Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 68 del 03/07/2008

L’INCHIESTA Dolce far miele

02 Luglio 2008
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    L’INCHIESTA

miele68_hp.jpgDal più diffuso come il millefiori al più prezioso come quello di corbezzolo. In Sicilia viene impiegato in molte preparazioni. Tra queste la petramennula e la ciaurrina

Dolce far miele

I sumeri lo impiegavano per preparare creme mescolato all'argilla, all'acqua e all'olio di cedro, mentre i babilonesi lo usavano per cucinare focacce fatte di farina, sesamo e datteri. Ecco il miele, per millenni l'unico alimento zuccherino concentrato conosciuto dall'uomo.

A produrlo e l'ape, oggi a rischio estinzione, che raccoglie le sostanze zuccherine raccolte in natura come il nettare, ottenuto dalle piante da fiori e la melata, che è un derivato della linfa degli alberi, prodotta da alcuni insetti che trasformano la linfa delle piante trattenendone l'azoto ed espellendo il liquido in eccesso ricco di zuccheri.
Il miele siciliano era conosciuto fin dai tempi più remoti, in particolare quello ibleo. Nell'antica Siracusa veniva preparato un dolce a base di farina d'orzo, miele e di passolina: era un prodotto molto duro. Bisognava farlo sciogliere in bocca lentamente. Sempre nel Siracusano, a Sortino, si preparava un antico distillato di miele detto Spiritu ri fasciddari. Dei dolci, che i Greci di Sicilia preparavano utilizzando il miele dell'Isola, restano solo i nomi: l'amorbìtes, l'epikyklios, il mylloì. Usatissimo nella pasticceria tradizionale siciliana, il miele è protagonista in alcune preparazioni che ne sfruttano la capacità di cristallizzare dopo una breve cottura e il successivo raffreddamento. Famose sono la petramennula, un croccante di miele arricchito con mandorle e scorze d'arancia, e la ciaurrina, gustosa preparazione in cui il miele viene fatto filare e poi intrecciato a formare particolari sagome, prima che si solidifichi. I componenti principali del miele sono il fruttosio, il glucosio, l'acqua, altri zuccheri e sostanze diverse, tra cui acidi organici, sali minerali ed enzimi. È un alimento di elevato valore nutritivo, facilmente assimilabile. È miele68_dentro.jpgcostituito da zuccheri semplici e presenta una facile digeribilità. Un'altra sua prerogativa è quella di avere un elevato potere dolcificante, quindi a livello dietetico permette di realizzare un piccolo risparmio calorico. Anche se sono tantissimi gli effetti benefici sul nostro organismo, il miele non è però un alimento completo per la carenza di vitamine e protidi.
In Italia sono diffusi diversi tipi di miele come il millefiori, quello di acacia, di agrumi, di castagno, di corbezzolo, di erica, di eucalipto, di colza, di girasole, di lavanda, di leguminose, trifoglio, erba medica, ginestrino, Sulla, di melata d'abete e di nocciolo. E ancora di rododendro, tarassaco, tiglio, timo e, in Sicilia di zagara. Il miele più prezioso? Quello di corbezzolo, prodotto esclusivamente in Sardegna e in Toscana, che si compra a 30 euro al chilo. Il miele più raro? Quello di nespolo del Giappone. Il miele più strano? Quello di marruca, una pianta coperta da migliaia di spine. Il miele preferito in Italia? Il millefiori, subito seguito da quelli di acacia, agrumi e castagno, così almeno dalle ultime stime di vendita. Il miele di acacia è particolarmente amato nel nostro Paese: colore chiaro, odore leggero e fruttato, si contraddistingue per il fatto che, come il millefiori, non cristallizza, rimanendo sempre liquido, e questo lo rende adatto per chi usa il miele per dolcificare le bevande. I consumatori più giovani – sotto i 40 anni – preferiscono tipologie dal gusto ed aroma più marcati, come quelle dei mieli di bosco, di castagno e di eucalipto, che sono anche i migliori da abbinare ai formaggi.
In Italia il miele di agrumi più comunemente prodotto è quello di arancio o di agrumi misti: più rari i mieli di un'unica varietà diversa dall'arancio (limone, mandarino, bergamotto, cedro); in Israele sono noti mieli di pompelmo, in Corsica, i mieli di clementino. Molto ricercato quello di nespolo del Giappone (fino a 25 euro al chilo). È un miele profumatissimo e laborioso da produrre, poiché la pianta fiorisce in inverno, quando le api difficilmente bottinano, se non trovano un clima ideale. Ma il miele più «strano» è quello di marruca (circa 20 euro al chilo), prodotto solo in Toscana: si tratta di un arbusto con migliaia di spine, che un tempo veniva utilizzato per formare recinzioni invalicabili all'uomo e alle bestie. Ha colore ambra-oro, consistenza liquida e aspetto trasparente, con odore e sapore molto intensi che ricordano il profumo della macchia mediterranea. Come si dice, ad ognuno il proprio miele.

Junio Tumbarello