L’INTERVISTA
Giancarlo Gariglio, curatore della guida ai vini di Slow Food: “Troppe denominazioni creano confusione, ma rimane un grande interprete del territorio e va difeso e comunicato. Noi ne abbiamo segnalato uno nella categoria ‘Grandi Vini’”
“Le varianti
snaturano
il Marsala”
“Troppe le denominazioni del Marsala, finiscono con il confondere anche gli addetti ai lavori. Difficile anche per noi conoscerle tutte”. Così ammette Giancarlo Gariglio, curatore di Slowine, la guida ai vini di Slow Food. Uno che se ne intende dato che ha appena finito di degustare ben 21.000 vini italiani per la nuova edizione in uscita.
E ad un Marsala, anticipa senza rivelarne l’etichetta, avrebbe dato un posto d’onore inserendolo nella categoria “Grandi vini”. Sebbene il vino storico siciliano ancora trovi spazio nelle guide rimarrebbe, a detta di Gariglio, un vino da difendere a tutti i costi.
Nella nuova edizione della guida Slowine troveremo anche il Marsala?
“Sì. Uno in particolare lo abbiamo segnalato con la categoria ‘Grandi Vini’”.
Un posto di prestigio?
“Assolutamente sì. Diamo questa classificazione a quelli che sono i migliori per qualità organolettiche. E questo Marsala ha straordinarie qualità”.
Può dirci di quale Marsala si tratta?
“No non posso. La guida ancora deve uscire. Ma diciamo è intuibile. Posso aggiungere che abbiamo anche dedicato 5 schede a dei produttori di Marsala”.
Il Marsala può essere ancora un vino da guida?
“Sì e come lui anche gli altri vini ossidativi, una categoria che vanta eccellenze. Anche se per me sono tre. Il Marsala, la Vernaccia di Oristano la Malvasia di Bosa. Il Marsala infatti rimane un grande interprete del territorio e va difeso a tutti i costi e comunicato, per questo la guida si pone come veicolo privilegiato”.
Secondo lei cosa ha indebolito la sua immagine?
“Le politiche e le scelte produttive sbagliate che sono sfociate in non so quante varianti di Marsala che hanno finito con lo snaturare il vero Marsala”.
E sul disciplinare cosa pensa?
“Critico solo il fatto che vi siano troppe denominazioni. Non fanno che confondere persino gli addetti ai lavori. Nemmeno io le conosco tutte. Si dovrebbe limitare il numero. Però diciamo le dominazioni forse non interessano più di tanto, è un caso tutto italiano, anzi credo si stia assistendo proprio ad una disaffezione da parte dei produttori, basti vedere quanti Igt ci sono rispetto alle Doc”.
Il Marsala potrebbe piacere ai giovani?
“Potrebbe, anche se è difficile da capire e da recuperare. Una difficoltà comunque di comprensione che si ha quando si tratta di grandi vini, vuoi per il prezzo o vuoi proprio per la complessità delle qualità organolettiche. Per esempio neanche un Barolo è un vino semplice. A fronte di questa difficoltà è quindi fondamentale farlo conoscere, promuoverlo”.
Lei lo beve?
“Si mi piace molto, bevo le tipologie superiori”.
Manuela Laiacona