IL PROGETTO
Iniziativa di Giovanni Impiccichè, produttore di formaggio di Marsala, per rilanciare la cultura del territorio: il formaggio raccontato attraverso una performance teatrale
Cacio ad arte
A Marsala il formaggio diventa un progetto di rilancio della cultura del territorio. L’idea porta la firma di Giovanni Impicciché (nella foto), presidente dell’Associazione provinciale allevatori Trapani e consigliere comunale di Petrosino. Figlio d’arte, quarta generazione di una storica famiglia marsalese di pastori, è anche il titolare di un’azienda zootecnica unica nel suo genere perché ricavata in una vecchia cava di tufo.
A cinque chilometri dalla cittadina sul versante Mazara del Vallo, qui prende vita un sistema a filiera chiusa, con 6.000 mila capi di pecore della razza Valle del Belice ed una produzione di 25 tipologie di formaggi, ciascuno di questi frutto di una tradizione tramandata da uomo a uomo.
Esclusivamente lavorati con il latte crudo, per Giovanni i suoi formaggi sono però più espressioni di un’arte che inglobano la storia e l’identità della cultura marsalese. “Non sono solo formaggi per me. Sono figli di questa terra, la Sicilia, che da questi sapori, figli del dio sole che dà loro corpo e calore. Però sono anche solo uno dei tanti volti del territorio. Per questo ho in mente un progetto che dall’arte casearia si estenda a tutte le produzioni d’eccellenza”, anticipa il produttore. Si tratterebbe di un calendario di iniziative e attività per portare alla ribalta le tradizioni e le bellezze dell’areale, secondo una forma di racconto etno antropologico che impiega tutti i registri comunicativi dell’arte dal teatro, alla poesia, alla pittura. Spettacoli che vedranno come cornice il caseificio stesso, un luogo per Impicciché simbolico. La cava infatti ricadrebbe all’interno delle via delle cave, un percorso suggestivo nel tempo che ha come tappe gli antichi mestieri. Il progetto avrebbe anche un direttore artistico, un architetto ma anche poeta amico di Impicciché, Pietro Pedone. “Abbiamo pensato ad una iniziativa inedita – anticipa lo stesso Pedone -. Raccontare agli ospiti del caseificio cosa hanno degustato attraverso una performance teatrale”. Non a caso al progetto hanno dato il nome “Mangiare l’Arte”. L’arte diventa quindi un nuovo modo di proporre i sapori, dove fantasia e creatività diventano nuove dimensioni del gusto. Quelle che lo stesso Impicciché ogni giorno impiega per fare i suoi formaggi, i tradizionali, come il Piddiato, formaggio a pasta filata riconosciuto dal ministero delle Politiche agricole, o il Garibaldino, in due varianti rosso e nero, opera inedita del produttore, creata in onore del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Conferma di come il produttore veda il formaggio prima di tutto come un pezzo del territorio: “Ciò che mangiamo della nostra terra non può prescindere dalla storia della nostra terra”.
Manuela Laiacona