Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 181 del 02/09/2010

L’INAUGURAZIONE Little Eataly a New York

02 Settembre 2010
Bloomberg_Farinetti_Matteo_Lunelli Bloomberg_Farinetti_Matteo_Lunelli

L’INAUGURAZIONE

Anche nella Grande mela il superstore dell’alimentazione italiana ispirata a Slow Food che ha alle spalle l’esperienza di Torino. La struttura sulla Quinta strada

Little Eataly a New York

“Non siamo un salone del cibo. Siamo un ‘alimentari’ con saloni per assaggi e ristoranti. Non vogliamo che si venga da noi a mangiare e basta, ma che si venga, si assaggi qualcosa, poi si faccia la spesa e si provi a cucinare a casa”. Mario Batali, top chef newyorchese, spiega il concetto di Eataly, il nuovo superstore dell’alimentazione italiana ispirata a Slow Food fondato a Manhattan da Oscar Farinetti. Eataly – un gioco di parole perché si pronuncia come Italy ma la radice è quella di eat, vale a dire mangiare – apre i battenti a New York dopo l’esperienza di Torino.

Su una superficie di 5.000 metri quadri davanti al Flatiron Building, all’angolo tra Fifth Avenue e 23esima Strada, il nuovo mega-store offrirà un ristorante a base di pesce e uno a base di carne per 80 coperti, che lo chef descrive “qualcosa di simile a un sushi bar”.    
Ci sarà una pizzeria, la salumeria classica, un locale specializzato nella pasta, uno per i formaggi dove la mozzarella viene fatta a mano in loco, un altro nella cucina vegetariana, una pasticceria, una gelateria, il caffé, l’enoteca e una birreria sulla terrazza.  Batali, una celebrità dei food network che di italiano verace non ha molto (il padre italo-americano era ingegnere alla Boeing, la madre è inglese), ha alle spalle una storia di ristoranti italiani di successo a New York tra cui Esca e Babbo che lo hanno reso milionario: con Eataly è tornato in cucina giocando una carta cruciale nella sua carriera.         
L’impresa, in cui Farinetti ha coinvolto anche gli storici partner di affari di Batali, Joe e Lidia Bastianich, è enorme ma lo chef è una forza della natura, ha scritto Time presentando l’iniziativa: “Dopo anni lontano dai fornelli, Mario ha creato personalmente tutti i ristoranti del progetto in prima persona ed è eccitato dalla sfida”. I clienti di Eataly, a cui sono offerte anche lezioni di cucina, troveranno una selezione di cibi italiani, alcuni importati e altri prodotti in loco. Libri di cucina e accessori avranno una loro nicchia. Il tutto grazie al lavoro di 20 chef e 400 dipendenti determinati a prendere i newyorchesi per la gola.

Agata Polizzi