IL CONVEGNO
Dibattito sui pregi e difetti nell’ambito della manifestazione “Vini Milo”. Ecco su cosa puntare per valorizzare il territorio e migliorare la comunicazione
Il vino dell’Etna
ai raggi X
Pregi e difetti, qualità o identità, vino alla moda o vino ri-scoperto. Tanti gli aspetti, una sola la certezza: il vino dell'Etna riscuote negli ultimi tempi un grande successo ma ancora non ha espresso tutte le sue potenzialità. Si è parlato così di viticoltura di eccellenza durante il convegno dal titolo «Il vino in vigna» che fa parte della manifestazione «Vini Milo». Evento giunto alla sua ventottesima edizione.
Nerello Mascalese è il vitigno principe che nasce all'ombra della «muntagna», uno dei nomi con il quale viene chiamato il vulcano dell'Etna dagli abitanti del luogo. Tanti i progetti per valorizzare la zona. «La costituzione del parco dell'Etna – ha spiegato Giuseppe Spina, direttore del parco – ha aiutato a difendere il territorio». Ma c’è altro da fare. Intanto al centro del dibattito, che ha visto confrontarsi ben tredici relatori tra produttori, accademici e giornalisti, vi è stata la rivendicazione della tipicità e dei metodi tradizionali per fare il vino. «Bisogna coniugare la tradizione con le nozioni moderne – ha esordito Baldo Cappellano, presidente dell'associazione Vini veri – per raggiungere l'identità di un vino che è l'unico vero valore assoluto, mentre la qualità è invece soggettiva». E su questo filone si muove Marco Nicolosi Asmundo, produttore di vino: «Con il nostro prodotto enologico diamo l'opportunità di conoscere il nostro territorio. Un'agricoltura attenta e consapevole nel rispetto di esso è quella che applichiamo». Ma è sufficiente definire il vino dell'Etna vino buono? Per Mario Galleni del Teatro del vino «sarebbe limitativo. Ciò a cui bisogna puntare è anche la qualità della comunicazione. Molto spesso poi nelle trattorie del luogo non trovi un vino etneo e questo è un vero handicap». E così il dibattito si sposta poi sulla questione comunicazione: «Molto spesso le guide dei vini sono fatte per i produttori e non per i consumatori», ha affermato Gianpaolo Girardi, fondatore del marchio «Vini estremi». Una comunicazione che deve guardare alla risorsa umana, al lavoro che c'è dietro un buon prodotto. E sulla moda dei vini dell'Etna il giornalista Gianni Fabrizio, esperto e degustatore di Slow Food, ha detto: «Il vino di questi luoghi esiste da sempre, è stato semplicemente riscoperto. Mentre il gusto, quello sì, può rientrare in una moda». Certo è che il vino etneo cantato già da Omero richiama tanti imprenditori ad investire su questo territorio. Mick Hucknall, noto cantante dei Simply Red, è uno di questi. Ed ancora ricorda che ad attirarlo sull’Etna è stato vedere che il Nerello non era citato tra quelli italiani più diffusi. Insomma, attratto dalla biodiversità che esprime il vulcano. Questa è poi in sintesi la filosofia di Salvo Foti, enologo di alcune aziende vitivinicole etnee e fondatore del gruppo di viticoltori «I Vigneri»: «L'amore e la passione sono gli ingredienti per produrre un buon vino. Abbiamo un territorio magnifico che bisogna sapere valorizzare e difendere, senza dimenticare il fattore umano che qui gioca la sua parte determinante».
Sandra Pizzurro