«Il Marsala? È immortale»
C’è un vino siciliano che va oltre il tempo. È il Marsala, vino da meditazione, pieno di storia, tuttavia ancora in cerca di un rilancio. «Per me è un vino immortale – dice senza indugi Carlo Casavecchia, direttore generale della Duca di salaparuta che è anche proprietaria della Florio di Marsala -. Perché nasce da un concetto di enologia completamente opposto al modello vino che conosciamo noi. Praticamente il Marsala esaspera l’ossidazione biochimica di tutte le compomnenti del vino. Tutto quello che in un vino normale cerchiamo di impedire mel Marsala invece lo esaltiamo. Il tutto preservato da una ricchezza alcolica data dall’aggiunta di distillato di vino».
E quindi l’aroma e il gusto? Li descriviamo?
«Sono molti diversi dal resto dei vini. Questa sua caratteristica si evolve, non si ferma. Può continuare benissimo anche in botti per 50 anni».
Che annate conservate alla Florio?
«Dal 1939 fino ai giorni nostri come sfuso in botte. La collezione di bottiglie dal 1880 in poi, oltre 40 mila pezzi, un vero patrimonio».
La bottiglia più antica bevuta?
«Un 1896 pochi mesi fa a Roma ad una manifestazione. Era, come si suol dire, in piedi. Un concentrato di profumi e gusto straordinari».
Però il Marsala soffre un po’ di abbandono…
«Soffre del fatto che questo nome sia sia un po’ infangato. Un vino nobile spinto verso il basso da prodotti meno nobili. Ma ce la stiamo mettendo tutta per farlo rinascere. Chiediamo ai ristoratori di proporlo come apertivo o a fine pasto. L’associazione Soste di Ulisse ci sta dando una mano».
Ma la longevità può diventare una nuova frontiera per i vini siciliani?
«Secondo me sì. Ci stiamo lavorando anche alla Duca di Salaparuta. Invece ancora oggi la tendenza è diversa. Troppi vini mordi e fuggi. Pochissimi produttori di vini longevi. Un po’ ora c’è l’Etna che aiuta. È venuto il momento di pensarci. Passata la moda dei vini ciccioni e muscolosi si sta tornando a un nuovo equilibrio: vini eleganti e longevi».
F. C.