L’INTERVISTA
Il giornalista enogastronomico Luca Maroni: “Il vino siciliano ha raggiunto ottimi livelli di qualità, ma le aziende non devono adagiarsi. Si punti di più sul marketing”
“La ricchezza
porta pigrizia”
“Militanza sul marciapiede”, potrebbe essere uno slogan di un corteo, invece è la metafora proposta da un illustre giornalista enogastronomico Luca Maroni. Il significato dell’espressione è presto detto, militare sui marciapiedi per vendere il vino è quanto dovrebbero fare i produttori di per far sì che il loro prodotto non resti invenduto.
Può illustraci meglio questa espressione?
“Il marciapiede è il mercato ovviamente, non dobbiamo lasciare che il nostro vino resti invenduto, ma dobbiamo lottare affinché i compratori, che sono gli americani o gli inglesi, entrino in contatto col nostro prodotto e che lo comprendano al meglio in modo da aumentare le vendite. La crisi esiste anche per loro, quindi non solo devono essere invitati a bere la Sicilia, ma devono anche averla spiegata da qualcuno”.
Quali sono gli strumenti necessari?
“Spendere in marketing, potenziare la rete commerciale, valorizzare il nostro vino attraverso la scelta di esperti di comunicazione che sappiano comunicare il marchio e le sue caratteristiche”.
Come si possono raggiungere gli obiettivi?
“Facendo sistema. Non si chiederà al produttore di sostenere una campagna pubblicitaria così come la promozione all’estero da solo, ma lo si accompagnerà attraverso consorzi. Bisogna vendere l’intera Sicilia, non solo il vino”.
Quale pensa che sia il problema delle vendite in questa regione?
“Credo che come spesso accade, dopo aver raggiunto standard di qualità alti, ci si adagi sugli allori e ci si impigrisca. Abbiamo reso i vini di buon livello, però adesso dobbiamo anche venderli. La ricchezza porta pigrizia, non possiamo restare seduti su uno scrigno d’oro aspettando che qualcuno bussi alla nostra porta”.
Infine qual è la frontiera del futuro vino?
“La de-alcolicizzazione del vino, ovvero la campagna di comunicazione che sto portando avanti da qualche anno che permette di creare non un succo di frutta, come si può banalmente pensare, ma un’acqua di frutto capace di contenere le proprietà organolettiche del vino e la sua piacevolezza”.
Laura Di Trapani