L’AZIENDA
Cresce il numero dei turisti in visita alla cantina alle pendici dell’Etna. Loredana, la responsabile marketing: “La vendemmia? È andata benissimo”
Vivera…sul vulcano
Un museo vivo, un laboratorio interattivo, stanze colorate a tema, seguendo i principi della cromoterapia. Molto più di una semplice cantina. Alle pendici dell´Etna dove aumentano esponenzialmente gli ettari vitati, l’azienda Vivera non si limita alla produzione di vino.
“Ci siamo ritrovati pieni di turisti in visita”, racconta Loredana Vivera, responsabile marketing dell´azienda di famiglia, in cui il fratello Eugenio si occupa della produzione e gestione del vigneto. Figli di due Sicilie – il padre Antonino, imprenditore nel mondo dell´edilizia è originario di Chiaramonte, mentre la madre Armida è corleonese – così come i vigneti dell´azienda che, oltre ai dodici ettari a Linguaglossa, ne possiede anche 27 a Corleone e un´altra proprietà nel Ragusano, dove si produce prevalentemente olio.
Quest´anno la prima produzione, selezionatissima: i rossi sono tutti in affinamento, la prima uscita vedrà quindi sul mercato novemila bottiglie di bianco, su una capacità d´imbottigliamento di 150mila. E con delle etichette nuove di zecca, appena fatte realizzare. “Nonostante la pioggia abbondante la vendemmia è andata benissimo e il Sirah è eccezionale – svela Loredana -. Abbiamo ricevuto menzioni e riconoscimenti e questo significa che siamo sulla buona strada”.
Ma, dicevamo, non solo produzione. “C´è un certo interesse per la nostra cantina, molti turisti vengono per acquisti, degustazioni o semplicemente per vedere come si fa il vino – continua -. Molte cantine non sono realmente aperte all´enoturismo, che evidentemente non è in crisi: noi ci siamo ritrovati con piacere e sorpresa a guidare questi tour quotidiani nel nostro lavoro, incrementatisi semplicemente con il passaparola”. Sarà anche per il bunker della Seconda guerra mondiale che si trova nella tenuta, anche quella un´esperienza interessante, ma per il resto il visitatore può ripercorrere le tappe di produzione del vino attraverso i colori delle stanze di lavoro. Verde: il locale d´ingresso si contraddistingue dall´esterno grigio della pietra lavica, soprattutto d´inverno. “È un colore che dà un sferzata d´energia ed è quello della stanza adibita allo stoccaggio dei vini e all´affinamento in acciaio”. Azzurro: colore che rilassa e induce alla maggiore concentrazione: “È il locale dell´imbottigliamento, un lavoro che mette stanchezza ma che richiede attenzione, e poi, anche se è un elemento simbolico, l´azzurro è il colore che in Cina rappresenta l´eternità, che noi vogliamo trasmettere nel nostro prodotto”. Giallo è il colore scelto per la stanza dello stoccaggio, più che altro per la sua funzionalità: “Da un lato simboleggia il sole dentro la cantina, dall´altro, essendo questo un locale buio, ci aiuta con il risparmio energetico: le pareti chiare ci consentono infatti di utilizzare la metà dell´illuminazione rispetto alle altre stanze più luminose”. E infine il rosso, colore della barriquaia: “È la fase di attività del vino, per questo abbiamo scelto il colore più dinamico, che trasmette la nostra passione ai visitatori”. E Loredana li accompagna tutti, con visite anche di oltre un´ora, con una passione reale per il suo lavoro che è impossibile non contagiare e che si trasmette come l´unione forte della famiglia e il piacevole clima d´accoglienza.
Antonella Giovinco