L’ANALISI
Il Belpaese al terzo posto nelle esportazioni. Il direttore del Comité Champagne in Italia Domenico Avolio: “Bevanda per tutti e si associa a qualsiasi cibo”
Bollicine
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“Gli italiani bevono tanto champagne e ne sono tra i maggiori consumatori al mondo”, dice Domenico Avolio, direttore dal 2003 della sede italiana del Comité Champagne, l’ente semipubblico che, regolato da una legge francese del 1942, con sede a Epernay, riunisce tutte le Maison e i viticoltori della Champagne. “L’Italia, infatti, si pone al terzo posto nell’export a valore e il quinto a volumi con 9,4 milioni di bottiglie importate nel 2008 e richiedono soprattutto quelle di pregio: oltre 454 marchi, segno dell’importanza che noi italiani diamo allo champagne. La crisi, per quanto sia di fatto un fenomeno globale, non sembra avere intaccato fino ad ora il mercato e la produzione di questo egregio prodotto. Il Comité Champagne in Italia è uno dei 13 uffici di rappresentanza presenti nel mondo al fine di promuovere e tutelare la denominazione Champagne, di istruire i suoi formatori sulla specialità di questo vino inimitabile e unico, di valorizzarlo nel rispetto della sua identità.
“Il n’est Champagne que de la Champagne” (Non è Champagne se non è della Champagne): non si può, infatti, trovare in nessun altro vino, elaborato al di fuori della regione della Champagne, la peculiarità insite in esso. Anche se in altre regioni viticole francesi o all’estero si utilizzano i due metodi tipici della lavorazione, charmat o champenoise, questo non potrà mai dare un vino con le stesse caratteristiche degli Champagne, ovvero del vino prodotto nella zona francese delimitata dalla legge del 22 luglio 1927 (circa 34.000 ettari, di cui 32.706 in produzione). L’elaborazione dei vini di Champagne è molto sofisticata: il suo sistema di elaborazione, inventato e perfezionato in Champagne, è frutto di tre secoli di affinamento di una conoscenza che coniuga perfettamente la tecnica e il talento dei vinificatori che si dedicano in toto a questo lavoro. Per legge deve essere di almeno 15 mesi dopo il tirage (messa in bottiglia per la seconda fermentazione) per i non millesimati, mentre per i millesimati la durata minima è di tre anni. I cambiamenti climatici, infine, non hanno negli ultimi anni intaccato la produzione e si pone ancora come uno degli elementi fondamentali per la riuscita di questo vino.”
E allora, con cosa associa Avolio lo champagne? “Con tutto: le varie e plurime occasioni sono sempre buone. Con i dolci o durante il pasto per accompagnare sughi, pesce crudo, carne e, perché no, anche frittura. Non per nulla veniva utilizzato nelle cerimonie di incoronazione a Reims dei vari sovrani o dalla piccola borghesia. Lo champagne è per tutti e si associa benissimo a ogni cibo. Bisogna ovviamente decidere in base al palato e ai vari tipi per un azzeccato abbinamento, ma lo champagne ha talmente tanto charme ed è così versatile che non deve intimidire”.
Rita Vecchio