LA TRASFERTA
Il viaggio di Francesca Bacile di Oliver a Denver: “Ho scoperto che la patria delle ‘bionde’ non è solo il Belgio”
“Vi racconto
la birra americana”
Che gli americani fossero amanti della birra, questo lo potevamo immaginare, ma che siano in realtà esperti conoscitori della bevanda, forse lo credevamo poco. Eppure, non solo i birrifici americani sembrano produrre delle interessantissime birre, ma quest’anno i brewer più affezionati si sono dati appuntamento a Denver, in Colorado, per un’interessante manifestazione sulla birra, il Great American Beer Festival. Abbiamo chiesto a Francesca Bacile dell’Oliver Wine Bar di Palermo, di raccontarci la sua esperienza a Denver.
“Quando mi hanno proposto questo viaggio ero inizialmente scettica, perché parlare di Stati Uniti e birra mi sembrava un po’ strano. Nel corso del viaggio, però, mi sono resa conto dell’esistenza di grandi birrifici, strutture anche migliori di quelle che si trovano in Belgio, sicuramente molto più all’avanguardia. Esiste una cultura della birra quasi pari a quella nostra per il vino, tanto che le birre di quella zona degli Usa sono apprezzate anche in Belgio. Inoltre, la loro cultura della birra, è molto diversa dalla nostra, il target di pubblico che conquista è superiore ai nostri. I prezzi sono bassi per questo prodotto, 4 dollari a pinta.
Riguardo alla Great American Beer Festival, posso dire che è una manifestazione molto interessante che ci ha visti impegnati come giuria popolare. Abbiamo assaggiato molte birre particolari: alcune con l’aggiunta di caffè o succo di frutta per raggiungere un interessante grado di piacevolezza. Ho avuto il piacere di degustare le birre accompagnata da un maestro d’eccezione, Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il direttore culturale di Unionbirrai, una vera e propria miniera di informazioni.
Ma il nostro “beer trip” non è terminato lì, abbiamo visitato numerosi birrifici e locali dove assaggiare prodotti differenti. Siamo partiti con un birrificio che si chiama New Belgium a Fort Collins, dove c’era la possibilità anche di degustare, lì è molto ricorrente che accada. Il mastro birraio è un belga che dopo aver lavorato per anni nel suo Paese, è stato chiamato in America e da lì è poi nata l’idea di questa azienda. Realizzano quindici birre diverse che sono il frutto della capacità di mettere insieme le esperienze che arrivano da diversi nazioni, cercando poi di personalizzare i vari prodotti secondo le esigenze locali.
In Colorado la birra più rappresentativa è la Ipa (Indian Pale Ale), caratterizzata dalla presenza di un luppolo molto floreale e da un gusto amaro molto persistente e forte. Questa birra viene realizzata nei molti birrifici artigianali anche se realizzati con criteri tecnologici molto avanzati rispetto a quelli belgi, dove alcune fabbriche sono ancora davvero antiquate, mentre negli Stati Uniti esistono leggi molto restrittive dal punto di vista igienico-sanitario.
Un’altra tappa importante del nostro viaggio è stato lo Shop house and tavern, di giorno è un birrificio, la sera è un locale dotato anche di una buona carta dei vini dove è possibile mangiare delle buone bistecche di bisonte. Al Follie and rock, invece, ci ha sorpreso che le birre alla spina fossero ottanta, una decina delle quali di produzione propria. E altre quindici etichette di produzione propria le abbiamo trovate al Great divide Brewing & Co. Infine, il locale che più mi è piaciuto L’Oskar Blues, un pub tutto in legno molto anni ’50-’60, con musica jazz e con la possibilità per il cliente di prenotarsi per suonare con il proprio strumento. La cucina, come un po’ dappertutto, è pesante, la materia prima viene lavorata moltissimo e riempita di spezie, così da non rendersi conto della qualità.
Sicuramente il birrificio più originale che io abbia mai visto è stato quello all’interno di una montagna rocciosa a 3.600 metri di altezza”.
(testo raccolto da Laura Di Trapani)