VIVERE DIVINO
È il volto dell’azienda di Trapani. Una vita fra la cantina, i viaggi di lavoro, le tre figlie. E poi la passione per i bianchi friulani: “Non hanno rivali”
Lilly Fazio:
il mio mondo
rosa anzi… rosè
Trentotto anni, imprenditrice, avvocato, volto dell’azienda di famiglia e delle donne del vino siciliane, madre, moglie di un politico, con un dottorato in Diritto delle comunità europee in tasca. Lilly Ferro in Fazio si è lanciata a capofitto nel mondo del vino appena dieci anni fa “fino ad allora – confessa – ero convinta che il vino del contadino fosse il massimo, o quasi”.
Da quel momento, era il 1999, nell’enologia Lilly Fazio, che per la cantina della famiglia del marito Mimmo (che è anche il sindaco di Trapani) cura il marketing, di strada ne ha fatta. Il futuro? “Spazio ai rosati, cominciano ad essere apprezzati”.
Com’è cominciata?
“L’azienda è stata creata dai miei suoceri 60 anni fa ma ha avviato l’imbottigliamento solo nel 1998. Io questo mondo l’ho incontrato l’anno successivo. Era il nostro primo Vinitaly, mio marito mi chiese di unirmi alla ‘spedizione’ perché conoscevo le lingue. Il contesto della Fiera ha rappresentato un colpo di fulmine”.
Così ha lasciato l’Università.
“Non subito. Sono rimasta un altro anno, per concludere il dottorato. Poi ho rivoluzionato la mia vita: ho lasciato Palermo e mi sono trasferita qui a Trapani. Oggi la nostra casa è all’interno dell’azienda e non riesco a vedere il mio futuro diverso da questo presente. D’altra parte negli ultimi anni le gratificazioni non sono mancate”.
Si è preparata bene…
“Ho studiato, ho seguito un corso per assaggiatore, ho seguito anche il nostro enologo Giacomo Ansaldi e un corso per manager del vino a Trieste”.
Che ruolo dà allo studio?
“Mi sono laureata a 21 anni e ogni traguardo importante l’ho raggiunto studiando. Ho fatto così anche nel mondo del vino”.
Lei si occupa soprattutto dell’estero. Quanti giorni trascorre lontano da casa?
“Un paio di mesi in tutto”.
E gli impegni familiari?
“È necessario avere un gruppo di collaboratori. Le mie tre figlie, dai sei ai dodici anni, hanno bisogno della mia presenza, per questo le rendo partecipi, per coinvolgerle. Vedrò se ci sono riuscita”.
Parliamo del vino siciliano. Come sta?
“Gode di buona salute. Ma in giro ci sono troppi vini siciliani, magari imbottigliati fuori, prodotti con bassa qualità. Sono critica nei confronti dei grandi marchi che hanno investito qui. Tolgono spazio alle aziende locali, anche se danno modo alla Sicilia di avere maggiore visibilità”.
Il vino che preferisce?
“I bianchi friulani, non ci sono rivali”.
Marco Volpe