IL PRODOTTO
Il ficodindia, simbolo della Sicilia e dalle proprietà benefiche, dopo l'arrivo del marchio Dop cerca un nuovo rilancio e intanto il comune di San Cono, in provincia di Catania, lo celebra
Spine e delizia
Questa volta l'imputato non è il deprecato cambiamento climatico. Il pericolo che minaccia la sopravvivenza del ficodindia Dop di San Cono è più una questione d'immagine. Una questione che mai come in questo caso si rivela così tanto spinosa.
Sì , perché la perla della produzione agricola siciliana, il patrimonio culturale e gastronomico della nostra isola, il frutto variopinto simbolo della sicilianità, da poco riconosciuto dalla Dop, rischia l'anonimato, rischia la scomparsa dal mercato agroalimentare. Sono 1.700 su 3.000 ettari in Sicilia vocati a ficondieti, quasi il 70% della produzione nazionale, i numeri che attestano il primato mondiale del comprensorio di San Cono nella produzione di ficodindia. Numeri che danno la misura di quanto la passione, la tradizione, l'orgoglio che anima lo spirito dei sanconesi siano il bagaglio morale da cui nasce la pregevolezza di questo frutto. Ma, offerta l'Eccellenza non si incontra la domanda.
“Vantiamo un prodotto dalle caratteristiche uniche al mondo, che con difficoltà sopravvive nei mercati locali e che in quelli oltre lo stretto non riesce ad affermarsi”, spiega Gaetano Spitale, assessore all'Agricoltura al Comune di San Cono, in un'intervista concessa durante la preparazione della XXIII Sagra del Ficodindia. E aggiunge: “Stiamo vivendo un paradosso che ci sta costando caro. Ottenuto il prestigioso riconoscimento della Dop, dopo anni di sforzi ed investimenti che hanno visto coinvolta gran parte della cittadinanza di San Cono, adesso non abbiamo i mezzi per farlo partire. Mancano i fondi da destinare ad un progetto integrato di comunicazione attraverso il quale promuovere il nostro ficodindia e portarlo sulle tavole dei consumatori. “La coltura di qualità diventa sempre più onerosa, e stiamo opponendo una resistenza sui due fronti, locale e globale”. E poi continua: “Da un lato la concorrenza sfrenata ad opera di produttori locali senza scrupoli, che non si attengono alle direttive del disciplinare della Dop, rende proibitiva una produzione che deve garantire e preservare altissimi livelli di qualità. Dall'altro vi è la difficoltà di sostenere la presenza del ficodindia nei mercati nazionali ed internazionali, poiché il frutto non è ancora abbastanza conosciuto. E pensare che l'80% della produzione andrebbe destinata proprio a tali mercati”.
I piani di comunicazione e marketing, che i produttori possono sostenere, si rivelano insufficienti nello stimolare una domanda di mercato che possa ripagare i costi che la commercializzazione e la distribuzione del prodotto richiedono. E l'essersi uniti in consorzio, in un cammino comune di sviluppo, non li ha agevolati , poiché le risorse rimangono sempre esigue. A fronte di una vasta specializzazione del territorio vi è dunque una mancanza di sbocco nel mercato. È questo il rammarico dell'assessore che incarna il malcontento diffuso presso tutta la cittadinanza di San Cono, dove nove su dieci sono produttori di ficodindia e tra questi molti giovani che hanno deciso di non emigrare e di dare, con il loro entusiasmo, nuova forza e impulso ad una coltura in cui tanto si identificano. Spitale auspica “un piano integrato di interventi su più fronti, dalla legislazione alla ricerca, alla comunicazione, che potrebbe portarle alla luce e consacrarne il giusto riconoscimento”.
Spitale, intanto, sta cercando di garantire un coordinamento delle attività promozionali. La Sagra del Ficodindia, che si tiene ogni anno dal 6 al 12 di ottobre, ne costituisce la tappa principale. “Quest'anno la Sagra si propone con uno spirito diverso. Oltre a rappresentare un polo di richiamo per i sanconesi, i turisti, e gli appassionati, fornisce ai partecipanti un terreno comune su cui potersi confrontare, scambiarsi strumenti ed esperienze, riflettere su progetti comuni. Novità della manifestazione è infatti il ciclo di seminari e convegni che si terranno in 3 giornate.
Manuela Laiacona